Il figlio 16enne aveva fatto, in treno e a piedi, da Francoforte fino a Carrù per potersi rincontrare con i genitori. Non li vedeva da 4-5 anni, quando in compagnia del fratello maggiore aveva lasciato Herat, in Afghanistan. Si era mantenuto in contatto con loro sui social e poi, nella notte, era arrivato a bussare alla loro porta. Il riconoscimento era avvenuto in Prefettura la mattina seguente e, a tempo record grazie al lavoro di funzionari e Polizia, si era arrivati all'identificazione del minore (che dalle autorità tedesche era segnalato come scomparso).
La famiglia Wahedi, tra le prime ad arrivare a Carrù nelle scorse settimane assieme alla famiglia Arib (che avevamo incontrato e intervistato qui), aveva trovato posto in uno degli alloggi del concentrico sotto la gestione della Cooperativa "Alpi del Mare". Di professione giardinieri in un grosso centro istituzionale del paese, erano partiti a bordo dei voli della speranza da Kabul: papà, mamma e due minorenni. Altri due figli sarebbero ancora in Afghanistan, mentre il 16enne si era ricongiunto proprio qualche giorno fa da Francoforte. Ma è una storia che si interrompe a metà perché la famiglia, di nuovo riunita, ha deciso, nella sera tra giovedì e venerdì, di prendere e scappare ancora. Senza avvertire la Cooperativa.
La scoperta è avvenuta nella mattinata di ieri (venerdì 24 settembre), quando gli operatori si sono presentati per una visita medica programmata e hanno trovato l'alloggio vuoto. Dove sono andati? «Impossibile dirlo, – spiega Andrea Chiera, socio dell'"Alpi del Mare" – probabilmente hanno degli altri contatti qui in Italia e hanno ricevuto un passaggio in macchina. Non avevano ancora concluso l'iter del riconoscimento, per cui non possiedono documenti. Magari ci sono ad aspettarli altri parenti qui, o in Europa. Tra le famiglie di profughi afgani che ospitiamo, questa è la prima volta che ci accade un episodio del genere».
Intanto a Carrù è arrivata nei giorni scorsi anche la terza famiglia, più numerosa, con 9 persone in tutto. Il papà lavorava per una Onlus francese. I bambini che si trovano in paese potranno iniziare, compatibilmente con i tempi Asl per le verifiche e i vaccini, l'anno scolastico. E già da adesso alcune insegnanti si sono dati disponibili per prestare loro aiuto a domicilio.