“Non c’ è nulla da festeggiare, c’è piuttosto da riflettere su quell’aspetto così intollerabile della nostra società che consiste nella contemporanea presenza di ricchezze favolose e povertà disperate per cui qualcuno può soddisfare tutti i propri capricci, anche quello di fare del turismo spaziale – scrive Carlo Rubiolo, responsabile della Caritas di Saluzzo –, mentre altri sono privi di tutto, anche della speranza nel domani. La piaga della povertà è presente in tutte le società, a tutte le latitudini: è una piaga che gli uomini non sono ancora riusciti a estirpare, non perché sia impossibile, ma perchè manca l’autentica volontà di farlo”. Aggiungendo: “Per chi vive fuori dal bisogno è difficile sentire intimamente la condizione di chi invece deve lottare ogni giorno per garantire per sé e per la propria famiglia la semplice sopravvivenza, ma è a questo intimo sentimento che Papa Francesco vuole spingerci con la Giornata mondiale dei poveri domenica 14 novembre, superando la tradizionale forma dell’elemosina per giungere alla condivisione personale della sofferenza degli ultimi”.
Già, nel nostro mondo, c’è di tutto e di più. E non si nascondono o si scovano soltanto “furbetti” di varia estrazione, che se la spassano. Non c’è solo la fascia del benessere che vede i garantiti fare la loro strada. Non c’è soltanto chi rimbalza sui social, in cerca di link, clic, di consensi, di applausi mediatici... No, c’è anche una porzione numericamente in crescita di persone che fanno fatica e che non sono intercettate nei loro bisogni essenziali. Sono gli ultimi, i marginali, gli sbandati, i provati dalla vita e dalle situazioni. E sono lì a richiamare sulle disuguaglianze che oggi si fanno pesanti. E non si può far finta di niente. Nè trincerarsi dietro paraventi che sanno di deludenti luoghi comuni, intrisi di discriminazione e di indifferenza, per voltarsi dall’altra parte. È la disumanità che sale alla triste ribalta del nostro tempo contraddittorio. Distrarsi su questa frontiera è davvero imperdonabile. Papa Francesco chiede di cambiare sguardo, anzi di avere uno sguardo di umanità, di fraternità, di attenzione, di condivisione, di rispetto, di inclusione... E i poveri, senza niente, possono aiutare però a ripensare a ciò che vale nell’esistenza. Infatti ciò che si condivide con loro è tassello di nuova umanità su cui investire coraggiosamente.
È un passaggio cruciale per i nostri chiari di luna, induriti e sconcertanti.
don Corrado Avagnina