Non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne, ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. Sono le cinque bugie della “carne Frankenstein”, smascherate dalla Coldiretti al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Villa Miani a Roma. Ad ingannare è anche l’utilizzo di nomi, come “carne coltivata” per costruire un “percepito” che rimanda alle piante, e quindi alla terra e alla salubrità. Al contrario, la carne sintetica è prodotta a partire da strisce di fibra muscolare, che crescono attraverso la fusione di cellule staminali embrionali all’interno di un bio-reattore utilizzando le tecniche di ingegneria tessutale praticate da diversi anni nella medicina rigenerativa. Il prodotto sintetico e ingegnerizzato è dunque il risultato di un processo di laboratorio che non ha nulla a che fare con il concetto di cibo. «Si rischia soltanto di sostenere una abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione – afferma Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo –, senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull’impatto etico ed ambientale di queste produzioni a cui mirano un numero crescente di multinazionali solo per fare affari. L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. Il Piemonte, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. Siamo pronti a dare battaglia poiché quello della carne Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare».
Coldiretti sulla “carne in provetta”: «Nessun vantaggio per animali e consumatori»
Il delegato di Cuneo, Roberto Moncalvo, interviene sul “caso” della “carne Frankenstein”: «Solo un’operazione di marketing. L’allevamento è fondamentale per preservare territori, cultura e prodotti tipici»