Madonne di Vico che punteggiano il Monregalese, e non solo

Aprire, insieme a Stefania Trombetta, il capitolo della grande storia dimenticata delle origini del Santuario di Vicoforte è stato come scoperchiare un vaso di Pandora chiuso da troppi anni. Siamo stati travolti dalle storie, dalle curiosità e dagli aneddoti, dai ricordi che vi erano “sepolti”. La cosa più sorprendente, e anche più significativa del lavoro, è stata sicuramente riscoprire quanto la devozione alla Madonna fosse estesa nei primi anni, da parte dei monregalesi ma anche dei pellegrini di tutto il nordovest. La Regina Montis Regalis è sicuramente una delle immagini più importanti e rappresentative del nostro territorio. È ovunque, percorrendo le strade del Monregalese, testimonia una devozione che un tempo era diffusa capillarmente nelle nostre valli e che caratterizzava l’identità, anche religiosa, delle nostre terre. La Madonna di Vico è stata un’icona di speranza, nelle borgate più lontane, per i montanari che per mesi attendevano il ritorno della primavera, per i notabili delle città, per il politico rampante come per l’umile pastorello. Riscoprire queste immagini, oggi spesso trascurate, sbiadite dal tempo, dagli eventi atmosferici, dagli accidenti occorsi ai loro supporti fisici, è riscoprire una parte di noi stessi. Per questo è nata l’idea di censirle. Per cercare di riappropriarsi di una memoria storica che è anche testimonianza di devozione radicata e di identità culturale. Con la collaborazione intensa e affettuosa di tanti lettori che ci hanno scritto, per segnalare le icone che si trovano nei pressi delle loro abitazioni o che hanno incontrato lungo il tragitto della loro quotidianità, noi de “L’Unione” abbiamo cercato di raccoglierne il più possibile. Ecco il primo risultato di questo lavoro, che è necessariamente ancora “in corso”. Ce ne saranno altre sconosciute, dimenticate in borgate ormai deserte, alcune sono ormai impossibili da rintracciare. Altre sono fuori dalle strade più battute, patrimonio di conoscenza dei soli che abitano quegli angoli remoti di mondo. Altre ancora sono impossibili da raggiungere, perché su terreni privati e quindi esclusivo appannaggio dei proprietari: solo con il loro invito è possibile raggiungerle e documentarle. Pur con tutti questi limiti, ecco parte del frutto del nostro lavoro: tutte le immagini, per chi è curioso, sono visibili sulla pagina dedicata sul nostro sito turistico “Viaggio nel Monte Regale” dove lo spazio senza limiti del web consente di dare tutto il risalto che merita a questa ricerca. Alcune sono state selezionate da noi ed hanno concorso a comporre il calendario 2021 proposto da “L’Unione Monregalese” agli abbonati. “Testimonianze di una devozione stupenda e inaudita” che ancora oggi, dopo tanti anni, continua a sorprenderci.

Borgata “Madonna di Vico” frazione Mollar di Rubiana

All’orizzonte, in lontananza, l’inconfondibile profilo della Sacra di San Michele si staglia sullo scenario delle montagne della valle di Susa, con i loro profili aguzzi, bagnati di neve. L’auto si inerpica sulle strette stradine di Rubiana, attraversa borgate abbarbicate sul ripido pendio, finchè non compare, sulla destra un cartello che indica “Borgata Madonna Vico”. Per un monregalese è comprensibilmente un momento di grande stupore. Sulla destra, proprio a fianco del ristorante “La Pineta” e sull’esterno di un aguzzo tornante, sorge una cappella, con una grossa navata centrale e due strette laterali. Sulla facciata la Madonna col bambino al centro è accompagnata da due santi, Vincenzo Ferreri e San Grato, di cui nella valle c’è una forte devozione, anche in altri paesi. All’interno, alle spalle dell’altare, gli stessi sono rappresentati in un quadro, ma la Madonna con il bambino al vertice qui è inconfondibilmente la Madonna di Vico, con tanto di foro della pallottola, sanguinante. Una chiesa interamente consacrata al culto del pilone vicese, come conferma lo stendardo che troneggia a fianco dell’altare e come ci conferma Nello Brunatto che, insieme al fratello Marco e a Elsa Marchetti è l’ultimo priore dedicato alla cura di questa cappella. «Proseguo il lavoro di mio padre, che è stato un punto di riferimento per questo luogo, se n’è preso cura per tutta la vita». La cappella ha una storia antica, documentata solo a partire dal 1828. Appartiene al territorio della Parrocchia di Sant’Egidio Abate di Rubiana, nella diocesi di Susa. La sua costruzione fu autorizzata da monsignor Lombardi, e fu completata nel 1831. Fu benedetta dal pievano don Francesia “Sotto la medesima effige e titolo con cui la si venera nell’insigne Santuario di Vico” e ai santi già citati. Non si hanno attestazioni precise, ma la tradizione orale attribuisce la costruzione di un edificio primitivo alle grandi epidemie di peste di fine Cinquecento: sarebbe stata costruita come ex-voto dagli abitanti della borgata Mollarbrunatto, per aver scampato il disastro. Rubiana infatti fu quasi completamente risparmiata dal flagello, così come le borgate Mollar, Cogerino e Costa Villana (oggi Giangallo). Gli abitanti eressero prima un pilone dedicato alla Madonna di Vicoforte, che poi divenne una cappella. Tra il 1864 e il 1923 fu oggetto di interventi di restauro e qualche ampliamento. Ancora oggi, il quarto sabato di agosto, si celebra la Messa in onore della Madonna vicese. All’interno sono conservati numerosi ex-voto dipinti, alcuni risalenti al diciannovesimo secolo.

VAL D’ALA DI STURA. Frazione Pugnetto di Mezzenile

Ru e Pugnetto sono due piccolissime borgate del Comune di Mezzenile, in Val d’Ala di Stura ad una decina di chilometri da Lanzo Torinese. La cappella, collocata tra i due borghi, ha una forma particolare ed è dedicata alla Madonna di Vico e a San Lorenzo. La chiesa infatti è unica, ma bifrontale, con due facciate contrapposte, ed è costituita da due ambienti adiacenti e comunicanti, ma divisi da una parete di tramezzo. In questo modo, da un lato si entra nella cappella consacrata a San Lorenzo, con una facciata di aspetto classico, mentre invece, sul fronte opposto, si entra nello spazio dedicato alla Madonna di Vico. Quest’ultima ha forme più mosse, legate al Barocco, ed ha una facciata variamente decorata. In alto, un dipinto dallo stile naif, raffigura l’episodio del cacciatore che ferisce la Madonna, racconto che è giunto fino a questo luogo dove la devozione alla Madonna del Monte Regale è, ancor oggi, viva e forte. All’interno, lo stesso episodio è ritratto nel quadro che domina l’altare maggiore. In lontananza, una chiesa, probabilmente simbolica rappresentazione della borgata di Vico. Nella cappella è presente anche una pregevole vetrata, raffiffi gurante la Madonna con il suo Santuario. Tutto intorno, alle pareti, gli ex-voto degli abitanti della borgata, in omaggio alle grazie ricevute. Anche nell’attigua cappella di San Lorenzo, la Vergine del Monte Regale è rappresentata, con tre stampe preziose donate da tre soldati grati per essere tornati salvi dal fronte bellico, insieme ad altri arredi recati dai fedeli, tra cui una Madonna nera, biellese. La tradizione del paese prevede che i priori dedicati alla cura della cappella siano scelti a turno tra gli abitanti, seguendo la via che attraversa la borgata e conduce alla chiesa. La Madonna di Vico si festeggia la prima domenica di settembre, ed è preceduta da una novena inaugurata dal suono della baudetta. Anticamente, si teneva anche una processione, a cui partecipavano pellegrini di paesi limitrofi, portando gli stendardi della Madonna del Rosario e della Madonna di Vico. Curiosamente, anche qui è viva la tradizione di celebrare la Madonna con i fuochi artificiali, le “fusette”, offerti dalle famiglie benestanti del paese. Custodi della memoria di questo luogo sono le sorelle Barbara e Orietta Ru, con l’amica Bianca Ru, che abitano ancora nella frazione e hanno scritto un libro dedicato alle curiosità e ai memorabilia di Pugnetto. Sulla cappella una scritta ricorda la dedica alla Madonna di Vico e indica la data 1806: è da attribuirsi al restauro o alla costruzione dell’edificio? Non si sa con certezza, la documentazione archivistica reperita in merito è purtroppo relativa solo all’Ottocento.

MONREGALESE. Frazione Roatta, a Torre Mondovì

La Cappella del Pilone, dedicata alla Madonna di Vico, accoglie fedeli e visitatori nella parte più alta del Comune di Torre Mondovì, oltre la frazione Roatta, sulla via che si insinua nei boschi e conduce a Serra Pamparato. Il panorama che si gode dal portico della Cappella, sopraelevata dal piano della strada, è davvero spettacolare e domina tutta la valle, con il meraviglioso sfondo della corona dentata delle Alpi. Valter Sernia ci apre e ci mostra questo edificio, che custodisce ancora oggi insieme agli abitanti della frazione, collaborando con il parroco. Alle spalle dell’altare maggiore un dipinto raffigura la Madonna di Vico, sulle mura della navata, tutto intorno, sono appesi tanti ex-voto, a testimonianza di grazie ricevute dai torresi. La storia di questa cappella è legata alla preesistenza di un rustico pilone votivo, probabilmente risalente ai primi anni del ‘600, incluso nel muro esterno dell’abside. Fino ad alcuni anni fa la ricorrenza religiosa era festeggiata la domenica successiva al 12 settembre, data in cui cadeva la festività del Santissimo Nome della Vergine Maria: la popolazione di Torre teneva una processione alla cappella, partecipando alla Messa per poi concludere con un festoso pranzo, consumato proprio nel salone adiacente alla chiesa, realizzato al piano superiore dell’edificio, attrezzato anche di una piccola cucina. In quell’occasione, si preparava una ricetta speciale, cioè i ravioli con ripieno di verdure tipici di quella ricorrenza. Una tradizione che la trattoria di Franca Volume, in collaborazione con la Pro Loco, intende recuperare e tenere viva anche in questi anni. Non disponiamo di notizie certe sull’edificazione della cappella: secondo la leggenda, riportata in un racconto di Giovanni Mellino nel libro “Una Torre… tante storie” curato da Maria Grazia Orlandini, è stata costruita in seguito ad un avvenimento prodigioso. Gli abitanti di Torre volevano assicurarsi la protezione della Madonna dai briganti che infestavano la via dei boschi e, con l’intenzione di edificare la costruzione votiva, avevano accumulato il materiale 100 metri più a valle del Pilone già citato. Il giorno dopo, però, si erano trovati tutto il cumulo spostato a fianco del Pilone e si erano definitivamente convinti a realizzare la nuova costruzione accanto alla preesistente edicola dedicata alla Vergine di Vico. Negli anni Ottanta, con don Nino Salzotti, la cappella e il suo salone sono stati teatro di tanti incontri e tanti momenti di aggregazione giovanile. Eventi che si sono purtroppo interrotti con la prematura scomparsa del parroco.

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