#20righe – Gli auguri, in tempi di virus

Da una parte non possiamo non essere in qualche misura segnati dal ritorno insinuante ed insidioso del Covid che si rende purtroppo protagonista di questa quarta ondata natalizia di contagi in mezzo a noi, coinvolgendo anche molti bambini e ragazzi. Dall’altra parte, il Natale che ha attraversato nella storia le più diverse stagioni umane, anche tristi ed oscure, si ripresenta con tutto il suo messaggio di speranza, ripartendo dal mistero-evento di Betlemme 2000 anni fa. Perché il Natale c’è, eccome. Di mezzo poi ci stanno le atmosfere natalizie, come ben sappiamo, che si ripropongono con un fascino ben noto, in un mix di auguri più o meno scontati, di regali, di buoni sentimenti e di consumismo assortito.

Il tutto può presentarsi in tinte a chiaroscuro, rispetto alle quali essere avvertiti ed attenti.

Giungiamo a questa festa, che è cara a tanti, con il desiderio di ritrovare luce e forza, in tempi comunque faticosi ed accidentati. Il virus incombe. Ed impone di rinunciare forse a momenti attesi e ad eventi di richiamo anche affettivo. I rischi sono accresciuti. Occorre farsi responsabili. Il Natale che ci chiede nuova fraternità va riletto anche come appello a gesti d’amore verso gli altri da salvaguardare, mentre si tutela la propria salute. Insomma ci sono scelte da operare per il bene di chi ci sta attorno. “Gesti di amore” che sono di estremo realismo: dal ricorrere al vaccino, al rispettare le regole, al portare la mascherina, al non creare assembramenti, all’evitare leggerezze nei contatti e nelle situazioni… Ecco, il Natale comincia ad interpellarci, sul serio, da questi contesti semplici, immediati, alla portata di tutti.

Ma il Natale è occasione di grazia per i credenti e per ciascuno, al di là di tutto. Chi ha vissuto l’Avvento avrà avvertito l’invito ricorrente ad un’attesa fiduciosa e riscoperta, perché il Signore, che passa e ci sfiora, va accolto, riconosciuto, ospitato. Il Natale non è sempre lo stesso, come se fosse già tutto risaputo. Il Natale è incrociare la presenza del Signore che è nato bambino in mezzo a noi. E’ il Signore della vita che intercetta la nostra vita, i nostri passi, le nostre inquietudini, i nostri problemi ed anche i nostri sogni. E’ il Natale che ci dice la vicinanza di Dio alle nostre storie spesso sofferenti, magari anche distratte, scombinate, zeppe di contraddizioni. Perché Lui ha preso la nostra umanità per rivestirla della sua presenza, stando dalla parte degli ultimi, di chi non trovava posto ospitale nella notte del Betlemme 2000 anni fa, di chi era smarrito o sbagliato, di chi annaspava o sbandava… Ecco nessuno si deve né si può sentire escluso di fronte al Presepe. Dio che si fa bambino ci rassicura che siamo impastati in Lui, che non siamo abbandonati, che Lui è al nostro fianco, che Lui comprende le nostre fragilità, che su di Lui possiamo contare…

Il Natale del Signore ci chiede di aprire il cuore ad una ventata di novità, capace di gonfiare le vele di una fraternità ritrovata, condivisa, incoraggiante… perché le cose cambino attorno a noi, perché non si continui a guastare il creato, perché non salgano più le ombre delle discriminazioni, perché tacciano le armi e cessino le violenze, perché ci si dia una mano e non ci si ignori nell’indifferenza, perché i poveri trovino accoglienza, perché la babele della confusione non ci travolga… Che sia un Natale non… banale! Auguri di cuore!

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