La musica liquida e le difficoltà economiche in cui versa il mondo della discografia sono sotto gli occhi di tutti. È sempre più complicato produrre un disco e difficilmente una band riesce, con un album, arriva a sostenersi economicamente. Negli ultimi 30 anni del '900 le vendite dei supporti fisici ripianavano gli investimenti e si poteva vivere dignitosamente. Dagli anni zero in poi si sono fatti dischi per promuovere i live e guadagnare su questi ultimi. Oggi che è diventato complicato anche vendere biglietti dei live, cosa si può fare?
Nel 2020, complice la pandemia, ci si chiedeva se avesse senso parlare di nuove uscite. La distribuzione si era dovuta fermare al pari della musica live, a fronte di una produzione invece proliferata. Espressioni artistiche pullulano, e molte di queste tecnicamente di alto livello, a fronte però di una fantasia artistica che predilige canoni consolidati anziché vere ed autentiche novità.
Sempre più complicato innovare, specie quando si è bulimici di cose nuove. I dischi sono sempre più rari, raccolte di singoli anziché produzioni organiche dai messaggi omogenei, cosa che permette agli artisti di essere attrattivi e mantenere attenzione su di sé costante (da qui la presenza quasi ossessiva su Instagram o Twitch). I brani non superano i 3', o sono composti in blocchi sonori facilmente veicolabili anche tramite social, il valore dominante non è l’approfondimento, ma la velocità e il consumo. Ecco perchè parlare di dischi può sembrare un paradosso; pura apparenza perchè ancora oggi il disco racconta uno sviluppo dell'artista assai più organico e destinato a durare nel tempo.
Tra singoli e vecchi brani, i migliori ascolti del 2021
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