Il bilancio di Gea: i numeri 2021 del Canile 281

Il 2021 è il secondo anno di gestione del Canile Rifugio 281: nel corso dell’anno accalappiati ben 128 cani

Vanni, ospite del Canile Rifugio 281 di San Michele
Vanni, ospite del Canile Rifugio 281 di San Michele

Con il nuovo anno l’Associazione Gea traccia un bilancio del secondo anno di gestione del Canile Rifugio 281. Su 124 cani presenti in struttura, il 60% è andato in adozione, fra questi molti cani anziani, tanti cani adulti e due intere cucciolate. Resta ancora un cucciolo in attesa di casa. Le ragazze di Gea sono anche accalappiatrici: il servizio è stato attivato 122 volte (una media di un intervento ogni 3 giorni), questo da un lato per una maggior attenzione dei cittadini nel segnalare i cani vaganti ma anche perché  troppi cani vengono lasciati incustoditi e liberi di vagare in luoghi poco sicuri, come strade trafficate e centri cittadini. A seguito dell’intervento delle addette del canile, sono entrati nella struttura 128 cani. Il 45% di loro era sprovvisto di microchip, un dato scoraggiante che racconta che la metà dei cittadini possessori di cani contravviene alla legge 281, proprio quella di cui il canile porta il nome. Di 128 cani solo il 29% è ritornato a casa perché i proprietari si sono presentati rivendicando la loro proprietà, il restante è purtroppo rimasto in canile.
Mondovì (con il 43% dei cani non microchippati e non reclamati e quindi finiti in canile), Ceva, Lesegno sono i tre Comuni che quest’anno hanno avuto il primato di nuovi ingressi. Poi c’è stato Briaglia che ha “accalappiato” un solo cane che però aveva appena partorito nove cuccioli.
Fra le buone notizie, 4 nuovi Comuni hanno deciso nel 2021 di convenzionarsi con il Canile-Rifugio 281. Invece fra i Comuni che da subito hanno appoggiato il progetto 281 quello di San Michele M.vì ha visto azzerarsi il numero di cani a proprio carico. Il Comune di Briaglia da 10 cani oggi ne ha solo più uno. «Il cane randagio come lo immaginavamo negli anni ‘90 nella nostra zona non esiste più – riferisce Stefania Labruzzo, amministratrice di GEA, che si è occupata di analizzare  tutti i dati dell’anno –: la maggioranza dei cani che recuperiamo è di proprietà, ma poi il proprietario non li reclama e così finiscono nelle fila dei cani in cerca di casa. Un controllo sull’applicazione dei microchip dei cani che abitano le zone di campagna del nostro territorio eviterebbe molti ingressi». «Sarebbe anche molto interessante promuovere una campagna di sterilizzazione dei cani del territorio – prosegue la presidente di GEA, Estelo Anghilante –. La sterilizzazione è l’unica arma che le Amministrazioni e noi volontari abbiamo per combattere il fenomeno del randagismo. A ben vedere quelli della sterilizzazione sono denari ben spesi perché mantenere un cane in canile ha costi molto maggiori».

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