Scuole, posticipare il ritorno in classe: favorevole anche un preside di Mondovì

«Non è un "inno alla DAD": la verità è che coi contagi in aumento ci troveremmo con classi senza docenti e scuole senza personale». Così scrive il dirigente scolastico del Veneto, Laura Biancato, prima firmataria dell'appello al Governo con cui si chiede di non aprire le scuole in presenza il 10 gennaio, ma restare in DAD: «Chiediamo la ripresa delle lezioni a distanza per due settimane». Lo hanno firmato in duemila presidi in tutta Italia: ed è stato discusso anche a Mondovì.

Anche Filippo Anelli, presidente della Fnomceo - Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, si è espresso a favore del rinvio del ritorno in presenza: «Posticipare l'apertura delle scuole, recuperando poi a giugno. E poi, cambiare il sistema delle 'Regioni a colori', introducendo tra i parametri quelli relativi alla pressione sulla sanità territoriale e integrando, a tal fine, il Comitato Tecnico Scientifico con medici di medicina generale». E il governatore della Campania, Vincenzo De Luca: «È irresponsabile aprile le scuole il 10 gennaio. Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza».

«Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza» ha però detto il ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi. Il ministro è stato categorico sull'appello, confermando il rientro tra i banchi di lunedì, per permettere di vaccinare tutti gli alunni.

È un tema complesso. E in quanto tale, con diverse sfaccettature. Da una parte ci sono le  oggettive difficoltà ad andare avanti, dall'altra la volontà di non ripiombare in uno scenario che ha lasciato pesantissimi strascichi. Assolutamente da evitare, dunque, la "narrazione" di uno scenario fatto di torti o ragioni in posizioni contrapposte. Esistono, come è comprensibile, visioni diverse.

Tra i firmatari dell'appello c'è anche Donatella Garello, dirigente dell'Alberghiero e Agrario "Giolitti-Bellisario": «Le mie motivazioni - ci dice - sono quelle riportate nell'appello, non aggiungo altro». Nella lettera si legge: «A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima».

Non sono invece tra i firmatari il dirigente del "Cigna-Baruffi-Garelli" Giacomo Melino e il dirigente dei Licei "Vasco Beccaria-Govone" Bruno Gabetti. «La DAD non è la soluzione - afferma Melino -, perché penalizza chi è in difficoltà. Penso che la situazione sarà certamente difficile da gestire, ma tenere gli studenti e le studentesse a scuola, in ambiente controllato, è comunque meglio che lasciare che si aggreghino senza controllo». «Non ho firmato - afferma Gabetti -, non per motivi ideologici o politici ma perché penso che anche la DAD dia grossi danni agli alunni, soprattutto psicologici. Mi rimetto alle valutazioni degli esperti nazionali, sperando che sappiano ponderare bene il rapporto costi benefici delle loro scelte».

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