Colline, calanchi e Dolcetto di Langa: la dichiarazione d’amore di “Vino e storia”

Le bellissime terre di casa nostra, attraverso gli occhi e l’esperienza dello scrittore Pietro Stara. Una vetrina importante per il territorio, sul suo seguito blog di settore

Le colline di Langa, i vigneti di Dolcetto e i calanchi sul Tanaro, in una foto di Marco Aimo (2017)

Un prezioso e interessante reportage sulla Langa e sui suoi angoli ancora da scoprire, è comparso nei giorni scorsi sul blog “Vino e storia”, curato dal giornalista e scrittore torinese Pietro Stara e ripreso poi sui social anche da Anna Bracco, presidente dell'Associazione "I Calanchi di Clavesana".

All’interno di un lungo articolo ad ampio raggio, intitolato “Due vini eccellenti che sbotteranno a dicembre e un Vermouth che non uscirà mai”, spuntano infatti i luoghi, le vigne ed i paesaggi di casa nostra, da Clavesana a Farigliano a Dogliani, sulle tracce del vino principe, il “Dogliani Docg” e delle sue radici. Interessante la descrizione proprio del Dolcetto (l'autore si sofferma in particolare su quello che nasce sulla collina di Cornole, a Farigliano): «Ci sono Dolcetto da tutti i giorni, Dolcetto da un giorno sì e l’altro no, Dolcetto da ogni tanto e dei “Dolcetto” per sempre – scrive Stara –. Sono rari e la loro bellezza non è legata ad una improbabile e marmellatosa propensione artificiale alla concentrazione del frutto. Il frutto nero emerge pieno, vivo, carico di un’energia tonica e vibrante che si distende tra accenni di china, cacao e menta. I tannini, mai comprimari, avvolgono e compattano, senza strattonarla, una bevuta di inusitata piacevolezza e assai lunga. Ancora a una volta a dimostrare, semmai ce ne fosse bisogno, che il Dolcetto può invecchiare egregiamente. Non tutti i “dolcetto”, intendiamoci, ma quelli “per sempre” sì». Il pezzo si chiude con un consiglio al visitatore, su quella che viene definita la “tappa doglianese”, assolutamente da non perdere: «Andate a mangiare allo Sbaranzo (frazione di Clavesana) – si legge –. Cucina tipicissima langarola, menù fisso, grandi portate di antipasti e di tutto il resto. Prezzo fisso, vista stupenda in costa. Si mangia alle 12.30: non alle 13 e nemmeno alle 13.30. Poi un giro da Fausto Cellario, naturalmente dopo il pisolino o dopo una passeggiata ristoratrice. Il giorno seguente, se non avete perso completamente la lucidità, prendete i contatti con l’Associazione “I Calanchi di Clavesana” e vi fate portare a fare un giro su Tanaro. Dopo di ché la Langa è vostra: ma rimanete più a lungo possibile nel doglianese prima di buttarvi nei fasti del Barolo».

LEGGI QUI L'ARTICOLO COMPLETO DI "VINO E STORIA"

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