A Mondovì il 22% dei giovani fra i 3 e i 13 anni è di origine straniera. E il dato diventa del 29% nella fascia tra i 3 e i 5 anni. In più, se guardiamo al 2021, un nato su tre non è italiano. Parte da questi dati un progetto che potrebbe fare di Mondovì una città apripista, se non un modello, di mediazione fra le culture.
Sono dati reali, segni di una situazione che non può essere ignorata né tantomeno relegata all’eterno e sterile dibattito politico sull’immigrazione. «Anche perché quando parliamo di ragazzi e ragazze sotto i 13 anni, non parliamo mica di “immigrati”», spiega l’assessore alle Politiche giovanili, Luca Robaldo: sono la cosiddetta “seconda generazione”, se non in molti casi la terza. Figli e nipoti di famiglie giunte qua fra gli anni Ottanta e i Duemila. Il report sulle nascite 2021, pubblicato da L’Unione Monregalese la scorsa settimana, ha dato origine a una riflessione che abbiamo voluto fare con l’assessore: «Quel dato, da voi riportato, fa capire che non possiamo ignorare la questione. È un macro-argomento, certamente, ma a Mondovì abbiamo un progetto proprio su questo tema». Un progetto enorme: 100 mila euro, stanziati con fondi statali, per
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