Negozi in crisi, Comino: «Dopo la batosta Covid, la mazzata dei rincari»

Partiamo da due dati. Piccoli, banali, se vogliamo anche sciocchi. Ma significativi: è aumentato il prezzo del caffè al bar e sta salendo il prezzo del pane dal panettiere. Sono segnali. «Il caffè? Era inevitabile che accadesse: il prezzo era fermo dal 2014. E con quello che sta succedendo, non escludo che nei prossimi anni salga ancora», afferma Carlo Comino.

Presidente di Ascom-Confcommercio Mondovì, nonché titolare di uno dei bar-pasticceria più storici della città, accetta di tracciarci un bilancio di un 2021 che, se possibile, è stato addirittura più duro che l’anno del lockdown. O comunque altrettanto spietato. Perché, come se non bastasse il calo dei consumi, è arrivata la mazzata dei rincari. «Non voglio vederla con troppo pessimismo», premette Comino. Ma la verità è che è il realismo, questa volta, a dire che la situazione è grigia.

Presidente, ci faccia un bilancio del 2021.
L’anno è cominciato malissimo, con aperture e chiusure a fasi alterne tra limitazioni di orari e di giorni, zona gialla e zona rossa. Però c’era ottimismo: perché si pensava che l’arrivo dei vaccini avrebbe contribuito a migliorare lo scenario e perché si sperava in una ripresa dei consumi. Fra primavera ed estate c’è stata senza dubbio una ripresa: si è lavorato, a tratti anche molto bene, sulla scia di una grande voglia di ritorno alla normalità. Poi, però, con la fine dell’anno, sono arrivate due brutte mazzate: l’aumento dei costi delle materie prime e quello delle bollette dei consumi. Hanno avuto conseguenze gigantesche.

In tanti hanno notato una cosa piccola, banale ma significativa: è aumentato persino il prezzo del caffè al bar.
È naturale che sia successo. Per certi versi, era una cosa che prima o poi sarebbe accaduta comunque: era dal 2014 che il prezzo era fermo. Ma con l’aumento enorme di materie prime e bollette, è accaduto ora e un po’ ovunque.

Quali sono i settori su cui i rincari energetici hanno impattato di più?
Credo sia una cosa generale, ma ovviamente penso che il settore della ristorazione, dell’alimentare e dell’ospitalità sia quello che ne ha risentito di più: ristoranti, alimentari e grossisti, alberghi… hanno locali-cucina, forni, banchi-frigo, congelatori e celle frigorifere. Un aumento del 40% è una somma enorme.

E per quel che riguarda le materie prime?
Altra mazzata. In alcuni casi, l’aumento è stato davvero enorme: accade con le merci che arrivano da molto lontano, i costi del trasporto e della logistica sono schizzati alle stelle. Spero di essere smentito, ma bisogna dirlo: assorbire questi aumenti sarà difficilissimo, e non si può escludere che i prezzi al pubblico saliranno ancora. È anche una questione di scelta: i commercianti e gli esercenti possono scegliere se abbassare la qualità. Ma è impensabile che si possa mantenere per sempre la stessa qualità, senza aumentare i prezzi.

Confcommercio sa quanti esercizi hanno chiuso nel 2021 per questi problemi?
Non ancora. Ma sono dati che vogliamo chiedere alla Camera di commercio.

I ristori non sono bastati?
Purtroppo, no. Era impossibile che bastassero. La perdita per ogni attività è stata così grande che, oggettivamente, non riesco a immaginare che la si potesse ripianare. Qualcosa è stato fatto, è vero, e verrebbe da dire: ben venga, tutto aiuta! Ma le perdite sono state enormemente più alte.

E dal 2022 cosa vi aspettate?
Le prime settimane sono andate come ci si aspettava: il calo dei consumi dopo le feste è fisiologico, era atteso. Tra l’altro, e purtroppo, l’impennata di contagi Covid ha portato a una valanga di disdette e prenotazioni per tantissimi esercenti. Io credo che il 2022 sarà un anno in cui, a causa dell’inflazione e dei rincari, tanta gente comincerà a fare ancora più attenzione alla spesa.

Cosa può fare, in senso istituzionale, una città per dare ottimismo al commercio?
Partiamo da una considerazione: tutti, ma proprio tutti, speriamo che il 2022 sia l’anno in cui ci si lascia alle spalle la situazione pandemica e in cui i consumi torneranno a salire. E in cui tutti noi vedremo, finalmente, il ritorno a una vita normale. Comunque, io penso che quello che si possa fare è creare occasioni che generino movimento e che siano da stimolo. Se parliamo di Mondovì, ho grande speranza per le novità che porteranno le iniziative culturali come il “Polo delle Orfane”. In generale, credo che si debba cercare di ideare attrattive che sfruttino ciò che sta avvenendo, ovvero la voglia di mobilità fuori dai grandi centri. Se Mondovì riuscirà a giocarsi questa carta, sarà una cosa molto positiva.

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