Ente assistenziale vuole comprare la “Madonnina”

È un nome grosso, di livello nazionale, che opera nel terzo settore. Un soggetto interessato a comprare la “Madonnina”, il palazzone FINCOS vuoto da decenni, per trasformarlo in una struttura destinata al settore socio-assistenziale.
Non è una boutade: ci sono trattative in corso da settimane, ci sono stati contatti, si parla anche di sopralluoghi e di una cifra. Si dice che l’Amministrazione comunale abbia avuto un ruolo determinante. Ma toccare questo tema è come camminare sulle uova: bocche cucite, “no comment”, silenzio totale e nessuno che osa andare un millimetro più in là per non spezzare l’incantesimo. Un incantesimo che, se si realizzerà, avrà risolto uno dei problemi più annosi della recente storia di Mondovì Piazza.

LA STORIA: UN PALAZZO VUOTO DA DECENNI
Ex collegio delle Domenicane, “La Madonnina” è proprietà privata: venne acquistato dalla Fincos, gruppo storico nell’edilizia monregalese. Una decina di anni fa, Fincos propose un progetto di recupero per ridurre il volume del palazzo e costruire villette lungo la collina andando a creare un mini-quartiere residenziale. Non se ne fece nulla. Il Comune approvò la variante al Prg per la costruzione della nuova strada di accesso, da via Vasco a piazza D’Armi, ma poche settimane dopo arrivò un ricorso al TAR contro quel progetto. Per giunta, nel 2015, la frana che si staccò sotto al palazzone e scese sui condomini di via Carboneri fece iniziare un lungo braccio di ferro fra la Fincos, proprietaria dell’immobile, e l’Amministrazione comunale. Non da ultimo, si registrò un’importante novità societaria all’interno della proprietà: nel giugno 2019 entrò in Fincos il gruppo Bain Capital Credit, uno dei maggiori fondi Usa di investimento. Nel 2020, il Comune chiuse il capitolo facendo decadere l’interesse pubblico del progetto di recupero. Ora è evidente che tutto questo era solo una parte di un processo in corso.

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L’ASTA A MILANO: DESERTA
Lo scorso novembre la proprietà aveva messo la “Madonnina” all’asta. Il procedimento era in mano alla Aquileia Capital Services di Udine la piattaforma NPL italiana di Bain. L’asta includeva il condominio, il terreno e alcuni immobili limitrofi. Un pacchettone da 15 mila metri quadrati più 33 mila metri quadrati di area verde. L’asta si svolse nello studio di un notaio di Milano e si concluse con un nulla di fatto: deserta. Del resto, il prezzo era enorme: 3 milioni e mezzo di euro. Fuori mercato. Infatti, quello era solo un passaggio del percorso: un passaggio pre-determinato, procedura ordinaria per i fondi di investimento. Uno scoglio da superare prima della vera trattativa: quella privata. Che ora è in essere. E in cui l’Amministrazione avrebbe avuto un ruolo determinante, si dice, nell’ottica di lavorare a una soluzione per una questione ormai vecchia di decenni. E che potrebbe portare a una svolta vera, finalmente.

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