Caro benzina: superati i 2 euro al litro

In 16 mesi un aumento del 40%. Per il pieno si spendono circa 30 euro in più rispetto a novembre 2020

Taglio delle accise: sconto sulla benzina di 25 centesimi
Taglio delle accise: sconto sulla benzina di 25 centesimi

Caro benzina: superati i 2 euro al litro. In questi giorni in molti distributori il prezzo ha superato i due euro al litro e non sembra che con l’inizio della settimana le cose stiano migliorando, anzi: l’aumento dei prezzi non si è fermato e potrebbe continuare anche nei prossimi giorni.
La rilevazione del Mite sul costo medio dei carburanti nel nostro Paese conferma che la soglia dei 2 euro al litro, anche nei self-service, sta per essere varcata, ma, come detto, in alcuni distributori delle nostre zone ciò è già avvenuto. Insomma un record al rialzo, giorno dopo giorno. Secondo i dati del Ministero, la media settimanale (dal 28 febbraio al 6 marzo) per la benzina si attesta sui 1.953 euro al litro, mentre per il diesel si è arrivati a 1.829 euro al litro e il gas a 0.853 euro al litro.
In soli sedici mesi, per quanto riguarda il prezzo della benzina, si è passati dai 1.378 euro al litro ad inizio novembre 2020, ai 1.953 di marzo 2022: un aumento di 0,575 euro al litro, vale a dire un rincaro pari al 40%. Per fare un esempio concreto, considerando un serbatoio di un’auto utilitaria (50 litri), se 16 mesi fa occorrevano 69 euro per fare il pieno, ora ne servono 98, praticamente 30 euro in più.

L’invasione russa in Ucraina è soltanto una delle cause dell’aumento dei prezzi, legato all’andamento di molti altri indicatori che a loro volta possono essere influenzati direttamente o indirettamente dal conflitto in corso. La situazione è piuttosto complessa per via dell’incertezza generale e soprattutto perché è difficile capire quali saranno le conseguenze delle pesanti sanzioni decise da paesi e aziende occidentali nei confronti della Russia, uno dei maggiori produttori mondiali di energia.

Caro benzina: superati i 2 euro al litro
Non si può non tenere conto, poi, di cosa succede nell’andamento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord che serve da riferimento per la maggior parte dei prezzi mondiali. Quando il prezzo del Brent sale, aumenta anche il costo della benzina e del diesel, che sono il risultato del processo di raffinazione del greggio. Nei giorni scorsi, un barile di Brent ha sfiorato la soglia dei 140 dollari, quasi un record, che ha portato i prezzi ad aumentare del 10% da inizio anno. Una delle ragioni di questo aumento è stata la decisione dell’Opec+, l’alleanza di 23 Paesi produttori di petrolio guidata dall’Arabia Saudita (e che include anche la Russia), di non aumentare la produzione, ma di mantenere invariati i piani di incremento. Un livello troppo basso, secondo vari osservatori. C’è poi l’AIE, l’Agenzia internazionale dell’energia (di cui fanno parte 31 Paesi), che ha, invece, deciso di collocare ulteriori 60 milioni di barili di petrolio delle loro riserve di emergenza per inviare «un messaggio unificato e forte ai mercati mondiali del petrolio che non ci saranno carenze di approvvigionamento a seguito dell’invasione della Russia in Ucraina». Ma, al momento, i prezzi non hanno risentito di questa decisione.

Ma a incidere sul prezzo dei carburanti è anche l’effetto del cambio tra euro e dollaro: negli ultimi giorni l’indicatore è sceso in modo evidente fino a quota 1,09 (cioè un euro è valso 1,09 dollari) con una tendenza piuttosto negativa. Il cambio influisce direttamente sul prezzo della benzina perché con un euro forte il costo di un barile di petrolio è decisamente inferiore.


Il costo finale del carburante, infine, è determinato anche da altri fattori, come per esempio le tasse imposte dallo Stato, le “famigerate” accise (oltre all’Iva), che si vanno ad aggiungere al prezzo netto del combustibile, che comprende anche i costi logistici del trasporto del carburante e il guadagno dei gestori della pompa di benzina. Accise e IVA hanno un peso notevole sul prezzo: secondo la rilevazione diffusa dal Ministero della Transizione ecologica relativa al 7 marzo, ne costituiscono oltre il 55%.
Infine, un altro fenomeno che stiamo osservando è l’allineamento dei prezzi di benzina e diesel, un fenomeno già in atto prima dell’attacco russo all’Ucraina e che è legato all’attività delle raffinerie che hanno difficoltà a reperire il greggio necessario.

 

 

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