«Mio padre e la grande, indimenticabile “Madonna Lesina” del 1938»

Gino Borello, di Roccaforte, compie un viaggio sulle tracce della memoria, alla ricerca dell’identità di suo padre. Nasce così una serata, alla riscoperta di un pezzo di storia e tradizione bovesana

«Sono il figlio del “Brusch”, vi ho portato il vestito». «Grazie! Quante risate ci siamo fatti con tuo papà!». Tempo di consegnare il nuovo abito, fasciato in un morbido pezzo di stoffa nero, incassare il dovuto e poi via, in un fruscio di pedali, verso una nuova destinazione, sulla bicicletta che, ironia della sorte, sarebbe diventata un’altra grande passione della sua vita. Il roccafortese d’adozione Gino Borello oggi ha sessantasei anni, eppure ancora ricorda bene quel periodo trascorso da ragazzino, a svolgere il compito di fattorino per il padre, noto sarto bovesano. Angelo “Brusch” Borello che era un’istituzione a Boves, e non solo per il lavoro di ago e filo. Eppure poco o nulla il figlio ne sapeva da bambino.
Il padre lo aveva avuto in età ormai piuttosto avanzata, e con lui c’era un rapporto di distacco, formale, un legame filiale d’altri tempi. La curiosità di scoprire cosa ci fosse oltre alla figura del sarto, quale fosse il motivo di tanto affetto da parte del paese lo ha accompagnato per tutti gli anni della crescita. Anche per questo è andato a scavare nei ricordi di famiglia, in vecchi album di fotografie. Da quelle meravigliose immagini emergono testimonianze di un mondo lontano, e un lato del padre che Gino non aveva mai conosciuto prima e che non avrebbe più smesso di esplorare negli anni successivi. Un’indagine che, parallelamente, si intreccia alla storia e alla tradizione della città di Boves, di cui, a modo suo, il padre è stato un importante personaggio.

La grande “Madonna Lesina” del 1938

Anima della filodrammatica, il sarto Angelo Borello è stato un attore e comico dilettante che ha animato tante serate dei bovesani. Il teatro “Borelli” è stato la sua seconda casa, insieme a Palmiro Cavallera sua storica spalla e ai tanti altri attori che si alternavano sul palco nelle rappresentazioni dialettali. Le meravigliose immagini d’epoca raccontano la figura di un uomo estroso, fantasioso, amante dell’ironia e della burla. Alcune fotografie lo ritraggono in scena, nei costumi teatrali, altre lo immortalano travestito da clown in occasione del Carnevale, indossando arti spropositatamente lunghi e suonando una colossale chitarra. Artigianato, costumi e trovate... frutto del lavoro di un intero paese.
Lo stesso lavoro che, ogni cinque anni, per un lungo periodo aveva portato tutta Boves a collaborare alla rappresentazione della “Madonna Lesina”. Tradizione squisitamente bovesana, poi persasi nel corso degli anni, era una grande messa in scena teatrale, che si teneva in piazza Caduti. Partecipavano centinaia di figuranti in costume, si iniziava con un corteo che culminava con una rappresentazione in piazza. Era un appuntamento che richiamava molta gente, da Cuneo e dai paesi limitrofi, per ascoltare la storia delle “Nozze di Trivello Foranti e di Madonna Lesina” racconto popolare bovesano, già messo in dramma dallo scrittore romagnolo Giulio Cesare Croce nel 1620. Non si sa se il testo utilizzato dalla rappresentazione fosse quello di Croce o un altro più recente, più legato al paese. Con il trascorrere degli anni il ritmo delle rappresentazioni iniziò a dilatarsi, fino alla cessazione momentanea nel 1923.
Nel 1938 venne l’idea di riprendere la tradizione, un’idea in cui lo stesso Angelo Borello ebbe grande parte. Erano gli anni del regime fascista, c’era il gusto del gigantismo, delle manifestazioni di massa, della celebrazione della gloria italica. Non si potevano fare cose in tono minore. Con l’appoggio pieno del podestà e delle istituzioni bovesane, furono messi a disposizione i fondi e fu realizzata una rappresentazione indimenticabile. Una colossale scenografia fu realizzata in piazza, ricostruendo la facciata di un castello quasi a grandezza naturale. Fu un evento irripetibile, di cui sono rimaste ampie testimonianze fotografiche, nel materiale conservato dalla famiglia Borello e di cui in questa pagina si può vedere qualche esempio. Catalogato e digitalizzato da Lina sorella di Gino (poi scomparsa nel 2016) troveranno nuovo lustro in due serate all’Auditorium “Borelli”, il 18 e 25 marzo, organizzate dallo stesso Gino Borello e da Italo Giubergia.

Sarà l’occasione per fare un tuffo nel passato e rivedere, insieme ai compaesani, un pezzo così curioso e significativo della memoria collettiva.


«Il teatro “Borelli” è stato ristrutturato e riaperto di recente – racconta Gino –. Rientrarci è stata un’emozione: alcune delle fotografie di famiglia sono state collocate all’interno delle sale, in pannelli, a testimonianza della storia della Filodrammatica. Entrare qui e trovarmi faccia a faccia con mio padre, tanti anni dopo, è stata un’emozione indescrivibile».

"1938: l'ultima grande madonna lesina"

Auditorium "Borelli" a Boves
18 e 25 marzo, ore 21

Proiezione di fotografie originali di tutti gli interpreti della grande rappresentazione di “Madonna Lesina” e dell’Agosto Bovesano 1938.

A cura di Italo Giubergia, Lina e Gino Borello

Ingresso gratuito, subordinato all'uso della mascherina e al Green Pass
Per info 3478752137 - 3470447774

 

 

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