Questo non è un racconto. Non è un racconto perché, prima di tutto, non so da dove cominciare. Cerco di fare ordine nei pensieri, di mettere in fila fatti, cose, informazioni, emozioni. Questo non è un racconto, perché nulla di quello che ho visto, provato e aiutato a fare, sarebbe riassumibile. Sì, ho viaggiato fino al confine dell’Ucraina. Ho visto i profughi di guerra, ho visto cosa succede là dove arrivano con una borsa – o manco quella –, ho visto i bambini che camminano per mano alla mamma fra le camionette dell’esercito, ho visto gli occhi gonfi di pianto di chi se ne va e non sta scappando dalla povertà ma dalle bombe.
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