«I dati INAIL riferiscono che nel 2021 i morti sul lavoro nel cuneese sono stati 31, un dato impressionante se raffrontato a quello della provincia di Torino dove, a fronte di un numero di addetti quasi quattro volte superiore al nostro, il totale è di 39». Lo riferiscono in una nota stampa le segreterie congiunte di Cgil e Fillea Cgil, che parlano di un vero e proprio «problema Cuneo».
Un fenomeno che non si ferma. «Nonostante – si legge – gli appelli, le buone intenzioni, le manifestazioni e le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori, le richieste avanzate ai governi, a tutti, da anni, affinché si affrontino i nodi cruciali del sistema lavoro in Italia, la precarietà e la mancanza di regole, il buco nero del lavoro non dichiarato, lo sfruttamento. Vanno rafforzati gli organi di controllo, tanto più in un sistema come quello cuneese fatto di piccole e medie imprese, contrastando la logica dell'appalto, del subappalto e della precarietà che sono le cause principali della crescente insicurezza per chi lavora».
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La richiesta è di istituire «un tavolo coordinato dalla Prefettura al fine di affrontare quest'emergenza con tutti gli attori coinvolti, associazioni datoriali e sindacali, Asl, organi ispettivi. Non è accettabile che si muoia come si moriva 50 anni fa, garantire la sicurezza sul lavoro non è un costo ma un investimento. E la Cgil non è più disponibile ad accettare passivamente questa situazione drammatica. Ai familiari dei lavoratori, vittime degli ultimi tragici incidente, esprimiamo tutta la nostra vicinanza e il nostro cordoglio».