Se il Cristianesimo è una religione incarnata, non può prescindere dalla Storia. Perciò, quest'anno il far Pasqua non può né ignorare né dimenticare la situazione in cui il mondo versa.
Le immagini, anche solo quelle, bastano a farci cogliere dentro quale infernale tragedia l'uomo stia mettendo l'uomo: i palazzi sventrati e le famiglie in fuga, gli anziani rannicchiati nelle cantine e i bambini soli alle frontiere, i morti abbandonati per le strade e - non possiamo dimenticare neppure loro - tanti giovani ignari, mandati, loro malgrado, ad uccidere e a morire. Tutto ci racconta la vita stravolta e il dolore imposto da uomini ad altri uomini. Come non bastassero malattie, disastri naturali, intemperie del clima...
Questo, purtroppo, è l'uomo, quando si allontana da Dio.
Di fronte a questo spettacolo assurdo e triste, però, far Pasqua diventa ancor più necessario, perché far Pasqua è celebrare e accogliere il Risorto, è commemorare e annunciare la vittoria della vita sulla morte, è recepire il messaggio di amore e fratellanza, di concordia e di pace che Cristo ha portato sulla terra fino al prezzo della sua morte in Croce.
Il mondo in guerra ha più che mai bisogno di questa buona notizia, del messaggio del Vangelo, per ritrovare le ragioni vere della pace, del rispetto dell'uomo, la via più autentica che conduce alla concordia fra i popoli e alla vita serena delle nazioni, in una parola, per ritrovare speranza. Altre ricette, umane, lo vediamo, non bastano, sono fallimentari.
Fare Pasqua, però, non può ridursi al solo giorno della Pasqua stessa. La fede, la speranza e la carità che di Cristo si nutrono e si alimentano, vanno ravvivate ogni settimana, se non ogni giorno; la memoria della Pasqua deve rinnovarsi continuamente.
Perciò, vorrei augurarvi non solo di fare Pasqua nel giorno della Resurrezione, ma ogni domenica, riscoprendo la frequenza alla messa festiva, là dove possiamo incontrare il Risorto.
La pandemia ha interrotto un'abitudine che sembra difficile recuperare: la messa è uscita dalla domenica di molti e stenta a rientrarvi. Come se l'incontro con Cristo fosse un appuntamento rinunciabile, di poco conto. Anche tanti bambini non sono più tornati davanti all'altare e fra le panche delle nostre chiese.
Tutto ciò potrebbe denunciare una superficialità nella fede vissuta, che si è sbriciolata davanti alla difficoltà delle misure restrittive.
Se così fosse, oggi saremmo tanto più chiamati a riscoprire l'importanza e il valore di quella consuetudine troppo facilmente perduta: senza "onorare le feste" la nostra settimana sbiadisce, perde l'elemento religioso e divino e rimane "umana, troppo umana", proprio in un momento in cui le soluzioni umane segnano il passo.
Buona Pasqua, dunque, cari fedeli, care famiglie!
Ma che sia una Pasqua che si comunica a ogni vostra domenica, che innerva le vostre settimane, che cambia la tinta delle vostre vite!
Il Risorto, ancora, sempre, ripete a noi, come quella sera, il suo saluto: "La pace sia con voi!". Che ognuno di noi lo possa udire; che ognuno di noi quella pace la possa accogliere, gustare e, a sua volta, donare.
Buona Pasqua di risurrezione.