Una presenza un po’ monregalese, alla sesta stazione, con Gian Paolo Ramonda e sua moglie Tiziana da Sant’Albano, per l’Ass. ”Papa Giovanni XXIII”
Grande coinvolgimento, nella fede e nella condivisione, nonché nella preghiera e nel silenzio pensoso, davanti agli schermi Tv la sera del venerdì santo, a lasciarsi interpellare dalla Via Crucis al Colosseo, alla presenza di Papa Francesco. Alla sesta stazione (Gesù flagellato e coronato di spine) un traccia significativa del nostro Monregalese con la testimonianza di Giovanni Paolo Ramonda (santalbanese e presidente dell’Associazione “Papa Giovanni XXIII”) e della moglie Tiziana, con la loro “famiglia” aperta all’accoglienza dei più deboli e dei più fragili). E poi le altre presenze a portare la Croce per un tratto, tutte nel segno della famiglia (è infatti l’Anno Amoris Laetitia) così come si vive, si soffre, si sogna, si prega… in tutto il mondo condividendo le pareti domestiche. Di forte impressione - al di là delle polemiche al riguardo neil giorni precedenti - il percorso sotto la croce di Irina (ucraina) e Albina (russa) amiche, unite nel lavoro di infermiere e nella fede comune. Hanno camminato alla XIII stazione guardandosi negli occhi umidi di pianto per quanto succede ai loro popoli in guerra. Era la stazione in cui si è riascoltato il grido di Cristo sofferente in croce: “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?”. E questa stazione ha preso un profilo ulteriormente profondo, con il semplice invito: “Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno nel proprio cuore preghi per la pace nel mondo”. E Papa Francesco concludendo la Via Crucis con una preghiera ha invocato: “Tienici per mano, come un Padre, perché non ci allontaniamo da Te; converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli, perché impariamo a seguire progetti di pace; porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco; disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concodia”.