31 morti nel 2021, tra i 7.500 e gli 8.000 incidenti annui denunciati a fronte di una popolazione lavorativa di circa 264 mila persone. Sono i numeri crudi del fenomeno degli incidenti sul lavoro, forniti dalle sigle sindacali unite Cigl, Cisl e Uil che mettono sotto accusa una situazione d’emergenza nella “Granda”. Già noto il paragone con la provincia di Torino sulla base dei dati Inail. Là, dove il numero di addetti è quattro volte superiore rispetto alla nostra provincia, i morti sul lavoro nel 2021 sono stati “appena” otto in più. 39 rispetto a 31.
Nel quartier generale della sede della Cgil Cuneo, mercoledì, è stata firmata simbolicamente una lettera di intenti indirizzata alla Prefettura per convocare al più presto un “tavolo” condiviso che veda coinvolte tutte le istituzioni che si occupano di sicurezza sul lavoro, le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative in provincia. Il corteo per la festa dei lavoratori del 1° maggio dal titolo “Al lavoro per la pace”, torna in presenza con partenza da piazza Galimberti a Cuneo alle 9,30 e arrivo al parco della Resistenza alle 11, sarà l’ulteriore occasione per ribadire l’“emergenza Cuneo”.
«Non tutti gli infortuni arrivano per sfortuna», ha spiegato Davide Masera, segretario generale Cgil Cuneo. «Ci sono errori umani e comportamenti sbagliati. Non abbiamo bisogno di funzionari “biechi” che vadano a fare le pulci sui singoli moduli, ma serve portare nelle aziende la “cultura” del lavoro e della sua sicurezza. Questo sì, persone che vadano a fare “cultura”».
Dei 31 decessi sul lavoro ben 9 sono avvenuti “in itinere”. «Ma non per questo sono da considerare meno gravi. Non si può morire per recarsi al proprio posto di lavoro. Paghiamo l’assenza di grandi infrastrutture e le scelte della politica degli anni passati che ha chiuso le ferrovie e ridotto all’osso le cosiddette “corse operaie”. E aggiungo una riflessione: nel 90% dei casi gli incidenti capitano dove non è presente il sindacato».
Al suo fianco Enrico Solavagione, segretario generale Cisl Cuneo: «Ritornare in piazza il 1° maggio è un segnale di speranza. La situazione dei morti sul lavoro nella provincia di Cuneo è insostenibile. Serve un tavolo condiviso, controlli seri, maggiori assunzioni tra l’ispettorato del lavoro. I cuneesi devono sapere che hanno una percentuale di morti elevata rispetto agli abitanti».
Prosegue Armando Dagna, segretario generale Uil Cuneo-Asti: «Cerchiamo di metter al centro del dibattito le persone, il rispetto e la dignità della vita umana. Non può esserci la logica del profitto a tutti i costi. E la scurezza, lo ripeto sempre, non è un costo. Gli incidenti sul lavoro costano 40 miliardi l'anno in Italia, senza considerare le gravissime perdita umane».