Cirio: «Cambiare mentalità, l’acqua non è più sempre disponibile. Crisi idrica peggiore di quella del 2003»

«Il Po scorre al -72% della portata». Il Piemonte chiede lo stato di calamità per l’agricoltura dove la situazione è di una gravità assoluta. La Regione valuta lo svasamento dei bacini idrici e una deroga per il minimo deflusso vitale dei fiumi

ago Ceresole Primavera 2022 (c) Vanda Bonardo

Il Piemonte chiede lo stato di emergenza e d calamità per l’agricoltura vista l’emergenza idrica in corso. Questa mattina, venerdì 17 giugno, la Regione Piemonte ha incontrato il mondo dell’agricoltura, i Consorzi del Piemonte, l’Agenzia Arpa e tutti gli ATO (i riferimento territoriali per l’acqua per usi civili) a cui è seguito un punto della situazione con il presidente Alberto Cirio. Si parte da dati drammatici: «La crisi idrica attuale è peggiore di quella del 2003, un dato incredibile. Abbiamo passato il secondo maggio più caldo dal 2009 ad oggi. I più caldi degli ultimi 60 anni. Il Po scorre al -72% della portata e di conseguenza anche i suoi affluenti». E la chiosa finale del presidente è amara quanto drammatica: «Dobbiamo cambiare mentalità, l’acqua non è più sempre disponibile».

La criticità per l’acqua di sorgente deriva principalmente per la carenza di precipitazioni nevose. Nelle pianure con i pozzi da falda bassa i problemi non sono ancora gravi, ma c’è un utilizzo maggiore delle risorse. «Siamo in una situazione di severità media che sta andando verso il massimo» ha sottolineato l’assessore Marnati a capo di un tavolo di crisi permanente.

Il problema va diviso tra uso civili e agricoli dell’acqua. Sul primo ambito 200 comuni piemontesi hanno già emesso ordinanze con limitazioni ed inviti ad uso consapevole della risorsa idrica e 10 hanno dovuto ricorrere all’interruzione notturna: «Nella provincia di Torino la situazione è quella di fine luglio, siamo in anticipo di un mese e mezzo. In 80 comuni si cominciano a vedere le prime ordinanze per limitare l’utilizzo dell’acqua – ha spiegato Alberto Cirio –. In provincia di cuneo 10 Comuni (aree montane e pedemontane) hanno emesso ordinanze e in cinque località si interviene con autobotti. La situazione meno critica è nella provincia di Asti, quella più critica nella provincia di Novara dove ci sono località in cui è stata razionata l’acqua (con oltre 1000 interventi delle autobotti)».

Dove la situazione è definita di “gravità assoluta” è in ambito agricolo dove, spiega ancora Cirio, «bisogna lavorare per evitare il maggior numero di danni». La Regione sta lavorando su due strumenti assolutamente emergenziali: lo svasamento dei bacini idrici (che richiede una trattativa con i gestori) e una deroga per il minimo deflusso vitale dei fiumi (le provincie di Torino, Vercelli e Novara hanno già attivato le procedure). «Aggiorneremo le provincie su questa possibilità. Sui grandi laghi siamo in contatto con Lombardia e Canton Ticino».

Il riconoscimento dello stato di emergenza permetterebbe questi interventi e lo stato di calamità naturale consentirebbe di predisporre iniziative per i danni all’agricoltura (con riso, mais e frutta a rischio).

Nessuna buona notizia dal fronte delle previsioni del tempo. Arpa Piemonte: «C’è una sacca di alta pressione. Nei prossimi giorni andremo avanti con tempo bello e secco con temperature leggermente superiore alla norma».

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