È tutto un parlare, in questi giorni di “sete”, di invasi e metodi per conservare l’acqua tanto preziosa quanto carente. A Carrù un lago un tempo c’era e molti se ne ricorderanno: sono passati per l’esattezza la bellezza di 33 anni da quando, proprio su queste pagine, si constatava quello che ormai era un dato di fatto. Il laghetto “De Filippi” «ridotto ad un acquitrino inservibile» scompare definitivamente. Venne prosciugato del tutto, sepolto sotto la terra e sistemato come parcheggio della vicina discoteca. Per le “nuove” generazioni diventa così quasi impossibile capire che cosa fosse quell’angolo di paese al termine della discesa di via Pio Conti, fatto di erba, acqua, riposo, merende e tanta pace. Anche Carrù aveva una sua oasi e – quasi a ribadire come tutto questo un tempo fosse effettivamente vero – restano le foto, qualche cartolina e, soprattutto, i ricordi indelebili. Il lago tratteneva l’acqua che serviva ad azionare il mulino dei fratelli De Filippi. C’era anche un lavatoio pubblico a segnalarne l’accesso (poi abbattuto sotto l’Amministrazione Restagno) e una stradina che costeggiava il lago. Qua ci potevi trovare tanti “tipi” diversi, soprattutto pescatori e bambini che ci facevano tuffi e bagni. «Alcuni si denudavano – ricorda con un sorriso il carrucese doc Dino Filippi – perché se venivano poi scoperti dai genitori erano guai seri a casa. La riva sinistra rimaneva più ampia con spazi per merendine, gare di pesca, manifestazioni varie e coppie di innamorati».
Con un “giallo” finale
Ma un grosso ruolo in questa storia va riconosciuto ad un personaggio in particolare. Una volta in pensione, il dottor Zuccotti lo rilanciò alla grande. Tutto a sue spese. Fece ripulire il fondo dalla melma da Andrea Calleri (detto “Chibur”). Era uno spettacolo, e veniva la gente apposta a vederlo: c’era Calleri, da solo, piantato lì in mezzo a ripulire il laghetto con una pompa. Ci voleva una potenza “bestiale”, era davvero una forza della natura. Zuccotti si occupò poi anche della stampa di alcune cartoline illustrate con la foto del lago e la dicitura “Carrù-laghetto del Riposo”. Questo angolo “di paradiso” veniva anche usato per le occasioni ufficiali, le merendine della Società Operaia, della Pro Loco, le foto con le Reginette dell’Uva e le abbuffate di Pasquetta, sempre pienissime di gente. Fino a che poi, pian piano, si spense. In mezzo anche un piccolo “giallo”: un atto vandalico avvelenò le acque e scomparvero i pesci. Fu praticamente la fine di quel bellissimo angolo di Carrù. E il confronto con la situazione attuale fatta di asfalto mangiato da erbacce e rovi è impietoso.