Dice che lo considerava un amico fin quando non le ha portato via tutti i soldi a forza di minacce e botte. 180 mila euro divisi su tre conti bancari più altri 27 mila euro in contanti e 30mila euro di gioielli in oro nascosti in casa. Una piccola fortuna, quella che un’ultrasettantenne di Villanova Mondovì avrebbe visto sparire giorno per giorno, tanto da chiedere aiuto ai servizi sociali. L.B., classe 1971, residente a Borgo San Dalmazzo, è l’uomo che l’anziana ha accusato di estorsione: per oltre tre anni, secondo la denuncia, si sarebbe recato a casa sua due o tre volte settimana, pretendendo soldi.
In almeno un’occasione, dice la presunta vittima, si sarebbe presentato con la pistola in pugno, imponendole di darle il denaro: «Mi prendeva a calci nelle gambe, mi insultava. Dopo quindici giorni che ci conoscevamo si è presentato con l’arma». Quella tra i due, separati da venticinque anni di età, era nata come una conoscenza occasionale. Si sarebbero incontrati su un pullman, nel 2015, viaggiando da Mondovì a Cuneo.
«Sembrava una persona educata e gentile. Ci siamo scambiati i numeri di telefono». Lui, spiega l’anziana, si lamentava perché non aveva soldi e non trovava lavoro. Poi dalle richieste si sarebbe passati alle minacce e alle botte, inducendo nella donna uno stato di terrore che sarebbe durato anni. Nel gennaio del 2017 una prima denuncia ai Carabinieri di Cuneo, contro ignoti: la signora disconosceva una serie di prelevamenti bancari ma non avanzava accuse. Già il giorno dopo la denuncia era stata ritirata. Solo nel novembre 2019 avrebbe trovato il coraggio di formulare una nuova querela presso la Guardia di Finanza.
Le vessazioni sarebbero cessate solo a fronte della rovina economica della presunta vittima. L’accusato, pregiudicato per violenza sessuale e reati contro il patrimonio, nega di aver mai chiesto o accettato denaro da quella donna, se non in pagamento di alcuni lavori di pulizia: «Mi raccontava però di aver prestato denaro ad altre persone e che attendeva di riaverlo. A volte si faceva accompagnare da me a prelevare in banca, oppure mi mandava con la sua carta e il codice. Non so cosa facesse con quei soldi». La loro frequentazione, spiega, sarebbe durata poco più di un anno: «All’epoca vivevo a Mondovì con la mia compagna e non lavoravo». Quanto alle ragioni della denuncia, il 51enne sostiene che si tratterebbe soltanto di rancore: «Penso avesse intenzioni di natura sentimentale nei miei riguardi». Al termine dell’udienza il giudice ha disposto una perizia sulla persona offesa, rinviando il processo al prossimo 7 settembre per il conferimento dell’incarico peritale.