Illustrada 2022: edizione fortunata per la manifestazione dedicata al libro illustrato

L’evento monregalese dedicato all’illustrazione costituisce un momento importante per approcciarsi a quest’arte antica e modernissima

Illustrada 2022

La scorsa settimana si è tenuto un appuntamento ormai classico per Mondovì, quello col Festival Illustrada, che dal 9 all’11 settembre ha portato nella splendida cornice di Piazza (e in particolare negli spazi del Belvedere, dell’Albergo dell’Academia Montis Regalis e della sala Ghislieri) le meraviglie dell’illustrazione. L’evento conferma la sua vitalità e costante innovazione: novità di quest’anno è la collaborazione con Gribaudo, la casa editrice specializzata in varia ed illustrata del gruppo editoriale Feltrinelli, ottavo editore italiano, e QUID+, linea editoriale educativa dedicata al primo apprendimento, con cui si è tenuta la Portfolio Review. Il livello degli ospiti si conferma come al solito molto alto: Simona Mulazzani, due volte vincitrice della Silver Medal Society of Illustrators of New York e di due Premi Andersen; Lorenzo Terranera, altro illustratore internazionale che, come scenografo, ha creato gli sfondi per “Ballarò” e “DiMartedì”, Richolly Rosazza, vincitore del premio “Gigante delle Langhe” 2021; e la mostra “Oggi bambini, domani adulti” curata da Carmen Plaza Abanto. È quindi facile ribadire come Illustrada sia importante per Mondovì, come evento di primo livello in ambito culturale, letterario, artistico. La meraviglia di Piazza, sospesa in un unicum tra gotico e barocco, rivive amplificata in quella delle immagini che trionfano nel salotto del libro e nella mostra-mercato degli illustratori. Gli ospiti della manifestazione, come sempre, non mancano di meravigliarsi della bellezza dei nostri luoghi (e, ovviamente, stupirsi della loro relativamente limitata fama e valorizzazione). Forse la nuova Amministrazione potrà essere l’occasione di una maggiore sinergia della città con l’evento, anche complice la ripresa post-Covid (dopo due anni, Illustrada torna in presenza anche nelle scuole, con laboratori a ottobre-novembre).

L’importanza di Illustrada si lega al fatto che comprendere l’illustrazione, per tutti, è uno snodo culturale importante. L’illustrazione ci circonda, un’arte applicata che solo erroneamente può essere considerata arte minore. La critica monregalese Andreina Griseri proponeva per le applicate la definizione di “arti preziose”, volte a impreziosire un testo, pensando soprattutto alla decorazione barocca: un senso, per l’illustrazione, implicito nell’etimologia, “dare lustro” (ancor più forte nella versione medioevale, già dantesca, “illuminare”). Nella civiltà dell’immagine in cui siamo immersi – e non da oggi – il ruolo delle arti visive diviene poi sempre più centrale. In questo, Illustrada fa un eccelso lavoro maieutico, non solo nei molti laboratori – quest’anno, con Chiara Ficarelli e Letizia Iannaccone – e progetti rivolti all’infanzia e alle scuole. Le mostre, ad esempio, affiancano sempre le opere alla loro resa nei volumi stampati a cui si riferiscono, permettendo di capire le differenze di resa e intuire così l’importanza e la bellezza di vedere, ove possibile, gli originali. Gli incontri con gli autori – quest’anno sei presentazioni, mediate da Marco Tomatis, Marco Somà e Cinzia Ghigliano, con nomi come Susanna Mattiangeli e Guia Risari – permettono poi di approfondire tematiche che appassionano i cultori e i professionisti, ma costituiscono per tutti un’utile educazione all’immagine: ad esempio, la complessità del rapporto tra autore di un testo e illustratore, le sue evoluzioni nel tempo (oggi è un rapporto soprattutto a distanza e “virtuale”). Un fattore, quello dell’illustrazione, che ha un grande rilievo culturale: sia per testi illustrati in seguito (quanto dell’immaginario dantesco si collega alla sua illustrazione, da Botticelli a Dorè, e oltre?), sia per testi nati originariamente illustrati, come i “Promessi Sposi”, usciti con le incisioni del Gonin (tra i pittori, tra l’altro, del Duomo di Mondovì nel 1850). In questi anni, sulla scia del boom del fumetto d’autore (nella nuova veste commerciale del “graphic novel”), anche l’illustrazione sembra avviata a una stagione di rinnovato interesse: Illustrada la sta già intercettando, e potrà farlo ancor di più in futuro.


Marco Somà: «Abbiamo fatto un passo in avanti, cerchiamo di crescere»
«Siamo molto soddisfatti, è andata molto bene – è il bilancio di Marco Somà, presidente di Illustrada –. Abbiamo avuto un incremento di pubblico rispetto all’anno scorso, abbiamo fatto un passo in più da tutti i punti di vista. Cerchiamo di crescere e fare sempre meglio, di edizione in edizione. Poi va ricordato che “Illustrada” in realtà non è ancora finita: esaurita la festa, tra ottobre e novembre inizieranno i laboratori nelle scuole di Mondovì e del territorio monregalese, in particolare a Villanova, Roccaforte, Frabosa e Madonna del Pasco. È una parte impegnativa ma importantissima del nostro lavoro. Ogni anno cerchiamo di portare una mostra di un artista affermato e una di un giovane illustratore. Quest’anno abbiamo deciso di raddoppiare: quattro mostre, con due artisti affermati, l’esposizione di Richolly Rosazza, vincitore del premio “Gigante delle Langhe”, e la mostra collettiva curata artisticamente da Carmen Plaza. Per l’anno prossimo intendiamo riproporre anche lo “Sketch and drink” che è sempre un momento molto stimolante. Crea aggregazione tra gli ospiti e crea interazione con il pubblico, che si incuriosisce, fa domande. Chi fosse ancora interessato ad ammirare il lavoro di Simona Mulazzani potrà ancora farlo per un mese presso i nostri spazi di Giallouovo, dove trasferiremo la mostra».

Interviste agli ospiti

Simona Mulazzani

«La passione per il disegno è nata in famiglia, i miei genitori sono due illustratori, si sono conosciuti presso la “Scuola del libro” di Urbino. Mio padre Giovanni in particolare è stato un artista molto importante sul panorama italiano, purtroppo è scomparso nel 2011. Io ho proseguito sulle loro orme. Mi piace tenermi aggiornata e guardarmi intorno a quello che succede nel mondo dell’illustrazione contemporanea, ma sostanzialmente non ho dei modelli: forse i più forti sono i grandi artisti della storia dell’arte, amo molto in particolare i pittori del Cinquecento. Per quanto riguarda la tecnica, lavoro quasi solo con l’acrilico, utilizzando altre tecniche a seconda dei casi. Ho iniziato nel campo dell’illustrazione per bambini quasi per caso, anzi all’inizio non ero nemmeno tanto convinta. Non mi metto dei paletti, evidentemente i miei disegni sono adatti».

Tra i suoi lavori c’è anche l’illustrazione del libro “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepulveda. Ha ricordi in particolare?
«Ho illustrato tutti i libri di Luis Sepulveda, ma non l’ho mai conosciuto. Ho letto poco tempo fa il libro dedicato alla sua vita scritto dalla sua traduttrice, mi è un po’ dispiaciuto non avere occasione di incontrarlo. Mi sono state commissionate queste illustrazioni, spesso prima ancora che il libro fosse completo. Io leggendo il testo mi lasciavo ispirare dalle sue suggestioni, non ho avuto altro tipo di indicazioni».

Lavorare su commissione o lavorare per sé stessi, qual è la differenza di approccio?
«Al di fuori della commissione, lavoro sempre meno, ho sempre meno tempo. C’è l’abitudine di lavorare con il testo sotto gli occhi, con l’obiettivo, e si fa più fatica a trovare un’idea, un qualche cosa che consenta di esprimersi al di fuori di una commissione (indica alcuni quadri, ndr). Questi sono stati realizzati da me, avevo realizzato un’illustrazione per un gallerista di Milano. Ho disegnato questa balena senza un motivo preciso, è stata un’ispirazione del momento. Ha avuto successo, e mi ha chiesto altri lavori con lo stesso tema. Così è nata questa serie. È diventata un po’ una mia cosa caratteristica».

Lorenzo Terranera

«Ho sempre disegnato, è una passione che ho sempre avuto fin da bambino. Non ho mai smesso e anzi ho avuto la fortuna di coltivarla e di potermi migliorare studiando illustrazione. Finita la scuola, ho cominciato a lavorare come scenografo per la televisione: pubblicità e videoclip, cose del genere, ma parliamo di molti anni fa. Poi mi sono messo a fare teatro di figura, e ho iniziato a lavorare come illustratore per puro caso».

Quali sono le caratteristiche del lavoro dell’illustratore applicato al teatro e allo spettacolo?
«All’inizio si resta molto più ancorati alle indicazioni del regista. Si è giovani e si è nuovi nel campo, così la sua concezione dello spettacolo tende un po’ a “fagocitarti”. Con il tempo, con l’esperienza, si acquisisce una competenza maggiore anche in campo teatrale e si riesce ad avere una propria visione, una propria cifra. In questo modo è possibile fare delle proposte e mediare con il regista e il risultato rispecchia di più la propria personalità artistica».

Sei l’autore dei fondali di “Ballarò” e “DiMartedì”. Com’è nata questa idea e questa collaborazione?
«La prima puntata di “Ballarò” è andata in scena ventidue anni fa, all’epoca erano in quattro a occuparsi delle scenografie della trasmissione, io non ero nel gruppo che si occupava del fondale. Però avevo notato che questo spazio, che era di circa 12 metri per sei, ogni puntata veniva dipinto in modo diverso. Così mi è venuta in mente l’idea di usarlo in modo più creativo: mi sono proposto e le mie idee sono piaciute. Da quell’idea c’è poi stata un’evoluzione costante, che prosegue ancora oggi a “DiMartedì”. Il punto è che è una specie di via di mezzo tra una vignetta e una scenografia: non è satirica, non ha un “messaggio” vero e proprio, però accompagna e introduce il tema della puntata con elementi che comunque comunicano qualcosa. Negli anni è diventato sempre più piccolo, viene poi ripreso e proiettato, cosa che semplifica notevolmente il lavoro».

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