Momento coinvolgente, venerdì sera, nella chiesa di Sant’Agostino a Mondovì Piandellavalle, per la veglia missionaria, grazie soprattutto all’intervento trascinante di don Renato Chiera, sacerdote diocesano “fidei donum” in Brasile ed ora anche in Guinea Bissau, fondatore ed animatore delle “Case do menor” per l’accoglienza e il riscatto dei ragazzi di strada e degli ultimi nelle periferie più povere e disastrate. Si è trattato di una celebrazione presieduta dal vescovo Egidio, imperniata sui temi della Giornata missionaria mondiale, partendo dall’invito evangelico a tutti “Di me sarete testimoni”, andando poi alla ricerca e mettendosi in ascolto di quelle che sono state definite “Vite che parlano”, quelle di missionari, di testimoni, di uomini e di donne che si sono spesi e si spendono per l’Evangelo con coraggio e generosità. “Sono ‘vite che parlano’ di Cristo risorto e vivo, speranza per gli uomini del mondo. Sulle loro tracce anche noi vogliamo imparare a far sì che le nostre esistenze ‘parlino’ e siano, pur nella semplicità, una testimonianza del Signore Gesù e del suo amore”, così don Gianni Martino del Centro missionario diocesano. Quindi si sono messe a fuoco le figure di madre Teresa di Calcutta (”Se trascuriamo la preghiera e se il ramo non resta unito alla vite, seccherà”), di don Matteo Vivalda, missionario “fidei donum” in Brasile, partito dalla nostra diocesi nel 1968 e scomparso poco tempo fa (“E’ entrato fin da giovane nella logica evangelica degli ultimi da accogliere, fino a scegliere concretamente la strada della missione tra i più bisognosi… Matteo è stato un grande, non solo nella statura fisica, ma nello spirito… Grazie, Matteo, per quanto hai seminato”), di p. Giovanni Calleri, prete diocesano poi missionario della Consolata, morto tragicamente mentre era a difesa degli indios in Amazzonia nel 1968, pagando con la vita una generosità senza riserve…
La veglia missionaria ha poi potuto contare sulla testimonianza preziosa di don Renato Chiera, ormai giunto agli 80 anni di età, di cui 55 da prete, 45 da missionario, 36 nell’animazione delle “Case do menor”. “Ci dobbiamo giocare la vita da credenti nella testimonianza di Cristo risorto, là dove siamo chiamati, assumendo l’umano più fragile, più bisognoso, più abbandonato… Perché la missione è far comprendere che siamo amati da Dio, nel concreto, nelle situazioni, nelle fatiche… E gli spazi per questa missione sono ovunque…. Dentro una Chiesa ‘in uscita’ che si prende sulle spalle le disumanità per portarvi l’amore di Dio”, ha così introdotto il racconto un po’ della sua vita, con le varie svolte in cui ha letto la mano di Dio, fino in Brasile, nell’accoglienza dei disperati, nell’attivazione delle “Case do menor”, nell’ulteriore passaggio in Africa che è appena agli inizi, nella novità per “Casa do menor Italia” con la presenza al Monastero di San Biagio… Parole forti e profetiche, che hanno preparato all’accoglienza del mandato missionario, nella professione della fede da radicare sempre più nelle urgenze di oggi.
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