di Lorenzo Barberis
Sull’importanza della figura di Enrico Mattei c’è poco da discutere. Classe 1906, leader della resistenza cattolica, nell’immediato dopoguerra, incaricato liquidatore dell’AGIP, la rilancia in una società in grado di sfidare le “sette sorelle” (non le sette città cuneesi, ma le sette grandi multinazionali petrolifere angloamericane), rendendo l’ENI, l’Ente Nazionale Idrocarburi, il motore del boom economico italiano.
La sua morte è il primo dei “grandi misteri italiani” che costellano il dopoguerra. La sentenza del processo De Mauro (giornalista assassinato dalla mafia per la sua indagine sul caso Mattei) ha dato come verità giudiziaria l’attentato mafioso dietro l’incidente aereo: naturalmente, di chi la mafia fosse esecutrice resterà avvolto nell’ombra per sempre (cfr. “la Repubblica” del 7 agosto 2012).
Tuttavia, quello che è ora curioso per noi è che Mattei ebbe un fugace rapporto con Mondovì. In “Enrico Mattei. Scritti e discorsi”, edito da Rizzoli nel 2012, si trovano due foto di Mattei assieme ad Alcide De Gasperi, il leader della DC postbellica, durante una manifestazione partigiana a Mondovì, senza altre specificazioni.
Il fatto trova una sua conferma coeva in un articolo della “Civiltà Cattolica” del 6 ottobre 1951, agevolmente consultabile online. Il pezzo tratta del conflitto, nell’immediato dopoguerra, tra associazionismo partigiano “rosso” e “bianco”. Nel 1948 infatti la FVL, Federazione Volontari della Libertà, cattolica, si stacca dall’ANPI, vicina al PCI, e indice un suo convegno al Sacrario partigiano di San Bernardo di Bastia, nel 1951, nei pressi di Mondovì (si trovano anche, online, i filmati dell’Istituto Luce sulla giornata, congruenti
con le foto del libro su Mattei).

In questa occasione Mattei, che presiede la FVL, ribadisce che i 10.000 partigiani cattolici sono pronti a re-imbracciare le armi contro nuove minacce per la democrazia, cosa che viene ribadita anche dal comandante Mauri, il monregalese Enrico Martini, leader della Resistenza nelle nostre zone (morirà anch’egli in un incidente aereo, in Turchia, nel 1976, due anni dopo esser stato lambito dall’affaire Edgardo Sogno).
Una presenza quindi non casuale, quella di Mattei in città, ma connessa al ruolo che Mondovì ebbe nella Resistenza, da cui l’importante Sacrario che sorge sulle sue terre. “L’Unione” – che parlava spesso e con favore di Mattei sul piano nazionale – non pare riportare questa sua visita presso di noi, per minore attenzione – allora – alla cronaca locale, anche quando, come in questo caso, di portata evidentemente storica. Ma alla morte di Mattei, lo ricorderà con parole commosse: “Un grande italiano”, recita giustamente il titolo del necrologio, che gli riconosce il maggior merito del boom economico.
Sottolineare questo legame, sia pur tenue, con la nostra città ci pare un giusto completamento di quell’omaggio.