Sicuramente quello che colpisce di più è il Santuario di Vicoforte: un modello di grandi dimensioni che troneggia all’interno della stanza dove sono custoditi tutti i lavori. Sorprende la cura estrema del dettaglio, dalla tornitura di ogni singola colonnina, alla riproduzione di ogni infisso, di ogni elemento architettonico. È forse il lavoro che riassume in sè tutta la perizia di Mario Tomatis, un’abilità conquistata con il lavoro di una vita, giorno per giorno.
Il percorso di un artigiano
Classe 1942, il percorso professionale di Mario Tomatis è iniziato quando era ancora ragazzo: già a dieci anni trascorre le prime giornate “a bottega” dallo zio Mondino, da cui, oltre al mestiere, avrebbe poi ereditato macchine e attrezzi. A scuola, oltre ai rudimenti dell’istruzione, si imparano anche nozioni e abilità tecniche, con i primi lavori di traforo. Nelle giornate di vacanza il piccolo Mario affianca lo zio in falegnameria. Andando e venendo in paese per prendere pezzi e materiali per la bottega, poi, ci poteva anche stare una piccola pausa per giocare con gli amici: «Incontravo gli altri ragazzi in piazza e a volte mi fermavo qualche minuto con loro. Poi in paese alla trattoria “London” avevano la prima televisione. Davano la Tv dei ragazzi: andavo ad arrampicarmi alla finestra per guardare», ricorda oggi Mario. Con il trascorrere degli anni, impara il mestiere, e inizia a lavorare per una falegnameria a Cuneo, per poi scegliere di aprire una propria attività a Margarita, nella stessa officina dove opera ancora oggi. Parallelamente al lavoro, Mario Tomatis ha sempre esercitato la sua abilità anche per proprio svago, realizzando modellini, barchette da far navigare nel fiume. Dopo tanti anni pieni di lavoro, fino all’avvento dell’industria, mobilifici e produttori specializzati, piano piano, erodono la clientela agli artigiani.
Non ha mai smesso l’attività, ma con il passare degli anni si è riservato del tempo libero in più. Ogni giorno, fuori dalla finestra, il panorama del campanile della parrocchiale ha accompagnato le sue ore di lavoro. Così un giorno, per passatempo, inizia a riprodurlo. Prosegue anche con il corpo della chiesa, che va a vedere di persona per poi rientrare in bottega e completarla, pezzo dopo pezzo. La esporrà in occasione dei 250 anni della chiesa. Poi prosegue, ritraendo altre chiese ed edifici storici della zona, a cominciare dalla Torre medievale di Margarita e dalla Confraternita. Fino a scegliere di riprodurre il Santuario di Vicoforte. «Quando decido di realizzare un nuovo modello vado a vedere l’originale di persona e scatto molte fotografie – spiega Tomatis –, prima di mettermi a lavorare. Poi torno spesso a controllare. Per il Santuario mi sono accorto che avevo realizzato quattro finestre invece di otto. Poi sono tornato, ad esempio, apposta per vedere com’erano i portoni».