Tre anni fa, esordì al Carlevè col suo vestito azzurro, portando non solo sorrisi ma anche la sua personalità così vicina al mondo degli animali, soprattutto di quelli senza una casa. Giulia Caprifichi, Béla Monregaleisa dal 2020, non si poteva certo aspettare quello che è accaduto dopo: un’emergenza sanitaria che ha spazzato via le manifestazioni e che, per due anni, ha lasciato a lei il ruolo e l’abito della signora del Carnevale.
Che effetto ti fa essere stata la ““Béla” per così a lungo e quanto ti senti legata all’evento dopo questo tempo?
Certi giorni mi sembra di esserlo da ieri e altri da una vita intera. Il legame con l’evento è forte, sicuramente per la bellissima spensieratezza del primo anno ma anche – e soprattutto – per gli anni successivi in cui ad essere bellissimo è stato semplicemente “esserci” e farci trovare lì da chi di quella spensieratezza aveva bisogno.
Il Carnevale ha cercato di portare allegria nei due anni del Covid anche senza sfilate o visite nelle Scuole e nelle Case di riposo. Quanto pensi sia stato importante dare questi segnali?
Penso che sia stato doveroso, soprattutto per i più piccoli. Sono loro che tengono vivo il Carlevè, ed è per la loro allegria che abbiamo cercato in tutti i modi di non mancare anche nei giorni meno felici.
Resterai nella Corte come damigella?
Si, con immenso piacere. Ormai è una seconda famiglia.
A volte ci sono cose che magari in un primo momento avvengono “per caso” ma poi aprono strade nuove e diventano consolidate: pensi che la Bela possa diventare una figura che non cambia tutti gli anni ma resta fissa? Ne avete parlato?
Non ne abbiamo mai parlato, ma – personalmente – non penso sia da escludere a priori.