Il fronte del Don e la tragedia della Cuneense nel nuovo libro di Roberto Rossetti

Un lavoro di quasi due anni e mezzo, per un libro che oggi si rivela preziosissimo. Nonché, probabilmente, l’unico testo di documentazione completa sulla storia della Divisione Cuneense. È il nuovo libro del prof. Roberto Rossetti: “La Divisione Cuneense sul fronte del Don”.

Docente di Lingua italiana e Storia, Rossetti è laureato in Scienze storiche e si occupa di ricerca storica a livello locale, con specializzazione in Storia militare. «Ho lavorato a questo libro per quasi 30 mesi e consultando circa 300 testi e documenti – ci racconta –, anche negli archivi militari: a Roma, presso l’Archivio dello Stato Maggiore dell’Esercito, o a Torino, presso quello della Scuola di Applicazione militare. Non è stato facile trovare fonti: a differenza di quel che è accaduto altrove, la narrazione sulla Cuneense è stata lasciata da parte per molto tempo. Il risultato finale è un testo che ricostruisce tutta la storia della Divisione: dal quadro politico di riferimento alla ritirata… e non solo: parlo del ritorno dei reduci, della “tragedia umana” che fu quella disfatta».
Un capitolo intero è dedicato a Nowo Postojalowka. Poi si parla della ritirata, del rimpatrio, della prigionia. Le Appendici sono ricche quanto il resto del volume. Una documentazione capillare ed eccezionale: si riportano le mappe, le foto, i diari e i fonogrammi con gli ordini dei Comandi delle operazioni militari. La costituzione esatta della Divisione coi Battaglioni, gli ufficiali in carica e addirittura – con un dettaglio impressionante e tragico – il numero di caduti o dispersi di ogni singolo paese della provincia di Cuneo. «La campagna di Russia fu un errore clamoroso da tutti i punti di vista – afferma il prof. Rossetti –. Le nostre forze militari erano totalmente impreparate. Abbiamo mandato a combattere truppe con equipaggiamento assolutamente inadeguato, non addestrate, su un terreno che non conoscevamo per nulla. Non esisteva una tattica unica, si ragionava per “capisaldi”. Persino la ricostruzione dei percorsi è difficile: i resoconti sono lacunosi, non è sbagliato dire che i russi sapevano meglio degli italiani dove si stavano muovendo gli Alpini. Sono stati arruolati, armati e mandati a morire: 13 mila ragazzi! La Cuneense è stata lasciata lì: l’ultima ad andarsene, e ultimo fra tutti il Battaglione “Mondovì”, quando nessuno parlava di “ritirata” ma veniva ancora chiamato “ripiegamento”. Abbiamo perso quasi interamente le leve del ‘21 e del ‘22». Un ringraziamento finale: «Per tutte le persone che, sapendo che stavo realizzando questo libro, mi hanno consegnato materiale e documenti: tantissimi». Il libro si può trovare nelle librerie di Mondovì o ordinare in altre del Cuneese, è edito da “ArabAFenice”.
Le ultime tradotte per
la Russia”
Era la mattina del 29 dicembre 1942 quando le tradotte del I Battaglione complementi della Divisione alpina Cuneense, accasermato, partivano dalla stazione di Garessio per la Russia. Due giorni dopo, il 31 dicembre, stessa sorte per le tradotte del II Battaglione, accasermate nel cotonificio di Trappa. Gli Alpini del I Battaglione arrivarono alla stazione di Rossosch il dieci gennaio 1943 e sei giorni dopo furono sterminati; i sopravvissuti non superarono il 10% del contingente. Quelli del secondo Battaglione, per una serie di problemi e “incidenti” giusero a Kharkow, con quattro giorni di ritardo riuscendo a evitare un tragico destino. Le vicende di quei soldati vengono ripercorse, con storie interessanti e particolari inediti, ne “Le ultime tradotte per la Russia” di Giorgio Ferraris, edito da “ArabAFenice”.

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