Dai vincitori a tutti gli artisti in gara
Niccolò Maffei / Eugenio Rodondi “Il giorno prima dell'estinzione”
Il brano che ha guadagnato il maggior numero di punti in giuria e che in qualche modo ha messo (quasi tutti) d'accordo. Un buon testo composto da Eugenio Rodondi, che funziona, ed una struttura musicale che nella sua ricchezza di note – curata da Maffei – ha accompagnato nel modo giusto il racconto del brano. Ottimo connubio che meriterà di essere ascoltato (presto?) con la struttura immaginata per la presentazione a Sanrito – e poi, a causa dell'influenza di Rodondi, mai compiuta – a due voci.
Viola Violi “Dimmi cosa pensi (Pianeta)”
Il brano che, almeno per chi scrive, ha convinto di più negli ascolti delle due serate. La Violi costruisce una canzone che sa reggersi anche senza la presenza di un arrangiamento ricco e sontuoso come quello costruito dall'orchestra, e con un testo che nella sua profondità mostra alcune pecche. Ciò nonostante la Violi convince per l'esibizione, per il timbro vocale e per l'idea di riproporre un repertorio che per quanto connotato in un certo “stile anni '90” (tra il soul ed il trip-hop) attraversa il tempo e arriva all'ascolto fresco.

Fausia feat. Mano Manita “Finchè c'è luce”
Fausia che dice di sè di "portare in giro raffinate canzonette scordate" pare tutt'altro che scordata nel suo modo di presentarsi, mostrando una raffinatezza per la scrittura assai interessante. Meno convincente forse la scelta del genere (reggae) per quanto linee melodiche e arrangiamenti funzionino molto bene. Ma del resto giusto prendere tutto un po' come un gioco. Mano - che ha compagnato la cantante torinese - ha trovato in Fausia e nella canzone portata a Sanrito un ottimo contraltare canoro ed il pezzo ne ha giovato.
Ariù “Distanza”
Ariù ha convito molto per la sua grande abilità e potenza canora, pezzo che stava perfettamente nelle corde dell'artista e della cifra stilistica. Un brano “sanremese” eseguito in modo egregio, qualche limite forse nella sua potenza testuale.
Roberto D'Aniello “Saranno Cento”
Insieme a Viola Violi il progetto artistico più convincente (e fresco), rispetto a quanto ascoltato in questo Sanrito 2023, sebbene guardi in maniera (volendo dare una critica costruttiva) un po' troppo diretta alla tradizione popolare del centro-sud, in particolare alla musica campana (da non confondersi con quella napoletana). D'Aniello propone un modello di folklore che è ancora vivo, vegeto e ricco di forza propulsiva, come esperienze passate (vedi Alfio Antico, la Banda della Posta di Vinicio Capossela o l'Orchestrina di Molto Agevole di Enrico Gabrielli dei Calibro 35) hanno dimostrato.
Sebastiano Contrario “Stramonio”
Sebastiano Contrario è un rapper che ha un bel modo di scrivere, idee convincenti che possono essere sviluppate e meriterebbero che ci si lavorasse sul progetto per curare anche basi, timbrica e fluidità nel flow.
Fattosano “Ballerò”
L'esperienza artistica forse più acerba che si è presentata sul palco di Sanrito, nonostante un ritornello che rimaneva in testa in maniera percussiva, almeno tanto quanto il riferimento – manco celato – di guardare al “mito” degli Articolo 31.
Andrea Roccia “Maledetta Solitudine”
Insieme a quella di Ariù la voce più legata alla tradizione, ma anche il timbro vocale sicuramente più interessante. Si sentono gli anni di militanza in conservatorio, per un brano anche più sanremese forse di quello di Ariù; un brano tecnicamente assai forbito, ed elaborato per tecnica e costruzione, forse in modo eccessivo.
Romi “Grigio Sostenibile”
Romina Vallauri è artista che calca i palchi della provincia oramai da parecchi anni, l'esibizione è ricca di voglia e di tecnica. Il brano per quanto interessante nel testo e nella sua costruzione musicale non graffia al punto giusto.
Gabriele Tiezzi “Pagina 1”
Pagina 1 di Tiezzi è il brano che più ha sorpreso “alla lunga”: quelle canzoni che c'è bisogno di digerirle poco alla volta, ascoltandole un po', prendendo in mano il testo (insieme a quello di Rodondi e Visconti, il migliore). Una delicatezza nella voce (a volte eccessiva specie per le tonalità scelte) che però ricorda tanto Niccolò Fabi, e che forse proprio come il cantautore romano, arrivano all'ascolto poco alla volta, ma poi convincono. Una sorpresa
Alberto Visconti “Polipi e Topi”
Come scritto sopra Visconti centra il colpo con un brano tutt'altro che banale, ben scritto ed interessante anche per la sua struttura in due tempi, molto diversi l'uno dall'altro. Vero però che per uno dei vincitori delle passate edizioni della kermesse questa precisione nella costruzione della proposta è apparsa un po' troppo un compitino ben svolto per stupire il pubblico.

la “Belli Capelli” Orchestra
Come detto a profusione durante le due serate del festival da tutti gli artisti saliti sul palco, che hanno ringraziato per il lavoro e la dedizione nel creare l'arrangiamento di ciascuna canzone, è il valore aggiunto in termini musicali di questa manifestazione. Undici elementi che hanno costruito e talvolta cucito sulle spalle delle canzoni presentate in gara autentici abiti raffinati, autentici smoking.
ORCHESTRALI: Agnese Valmaggia (batteria), Ben Newton (basso), Maurizio Guzzi "Il cardinale" (chitarra elettrica), Marco Santullo (chitarra acustica), Tommaso Sorba (tastiere), Giaime Mannias (percussioni, fiati e voci), Tom Newton (armonica e voci), Sergio Caputo (violino), Nicolò Bottasso (tromba e violino), Riccardo Sala (sax tenore), Elia Zortea (trombone)
Vuoi andare a leggere l'articolo di commento al festival? clicka questo link