Mercoledì delle ceneri inizio della Quaresima: il vescovo Egidio ha celebrato al Ferrone ed a Valsorda

Ripartire facendo tesoro delle messaggio che ripropongono le Ceneri sul capo Riflessione del vescovo Egidio per l’inizio della Quaresima

Nel mercoledì delle ceneri, inizio della Quaresima, sono state due le celebrazioni presiedute dal vescovo mons. Egidio Miragoli: alle ore 18 la Messa nella chiesa del Ferrone a Mondovì, e alle ore 20 al Santuario di Valsorda. Questa seconda celebrazione intendeva raccogliere i fedeli dell’Alta Val Tanaro che il vescovo ha incontrato per la Visita pastorale.
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Proponiamo la riflessione del vescovo Egidio in questo avvio di Quaresima, nel “Mercoledì delle ceneri”.
Mercoledì delle ceneri: ritorna questa ricorrenza apparentemente minore, non di precetto eppure così significativa per chi viva il calendario liturgico avendo sensibilità al mutare dei periodi e all’alternanza dei tempi e dei comportamenti che essi richiedono. Le Ceneri introducono al periodo quaresimale, così significativo e intenso, nella stagione nevralgica della prima primavera. Si va verso la Pasqua, ma la via è una via di penitenza e di conversione. Parole che oggi suonano un poco inconsuete. Nella frastornata vita odierna, con la tecnologia che azzera distanze e tempi, tutto pare un indistinto e immutabile presente, in cui molto conta apparire e consumare. Eppure, la vita è altro, e presenta i suoi conti. Perché il tempo in realtà continua a scorrere e la concretezza fisica ci ricorda che continuano a esistere la malattia, l’invecchiamento, la morte, le relazioni umane con le loro fatiche, il lavoro, il corpo, le cose. E davanti a tutto questo la tradizione e la liturgia ci ripropongono, con le Ceneri, il bisogno di cambiare passo, di chiederci il senso, di sapere che cosa siamo per viverlo al meglio.
Ritornare con il cuore
La prima lettura biblica della Messa di questo giorno ha un inizio splendido: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”, dice il Signore. Mi pare bellissima l’espressione “con tutto il cuore”. Poteva non esserci, ma c’è. Ed è importante che ci sia. “Con tutto il cuore” significa che non può esserci posto per le remore, le parzialità, i compromessi. Dio pone il cuore davanti ai digiuni, e pretende l’unità del cuore. Vuole che siamo suoi completamente. La radicalità è una condizione necessaria della conversione, perché il cuore o ritorna tutto a Dio o non vi ritorna affatto. Vale anche per il nostro mercoledì delle ceneri: se vogliamo che abbia un senso, dobbiamo saperlo vivere senza mantenere in essere opacità e ombre, senza credere di potere convertirci un po’ sì è un po’ no, magari conservando alcune condotte contrarie a ciò che sappiamo che Dio ci chiede. Occorre lo strappo, la rinascita, il farsi altri, completamente. Almeno desiderarlo!
Ritornare a Dio per rinascere
Perciò, di San Paolo, nella seconda lettura di questo giorno, mi piace sottolineare il finale, lo squillante: “Ecco ora il giorno della salvezza!”. Vorrei pensare giorno della salvezza anche questo mercoledì delle ceneri. Certo, è un giorno di penitenza, un giorno che ci ripete che siamo polvere e polvere torneremo, eppure proprio da qui viene la nostra salvezza, dalla consapevolezza di ciò che siamo e dal ritorno al Signore. Questa è la vera salvezza, ci dice la seconda lettura. Questa e nessun’altra: se ci convertiamo con tutto il cuore, se ritorniamo a Dio, rinasciamo e salviamo la nostra vita, che invece perderemmo o quanto meno sprecheremmo se restassimo nel peccato, nell’inerzia e nelle nostre consuete mancanze. La stessa coscienza della nostra caducità ci aiuta a salvarci: contrariamente a quanto potrebbe sembrare, l’illusoria superficialità del materialismo ci fa vivere senza davvero valorizzare ciò che abbiamo, perché sempre ci fa credere che dovremmo avere di più. La coscienza del nostro essere polvere attesa dal ritorno alla polvere, invece, può aiutarci a guardare in faccia al bene che ogni singolo giorno ci regala, alla povera grandezza che siamo.
Sottrarci al desiderio di apparire
Nel Vangelo, infine, ci è rivolto il richiamo di Gesù, che ci chiede di sottrarci al desiderio di apparire, che ci invita a ritenerci soddisfatti se Dio vede i nostri gesti di carità o i nostri momenti di preghiera. Non dobbiamo dare spettacolo al mondo, dobbiamo essere grandi agli occhi di Dio. Anche questo è un insegnamento preziosissimo, per il nostro tempo. Pensate come la tecnologia ha moltiplicato le nostre possibilità di apparire: talvolta, non ci pare di aver vissuto un’esperienza se non ne inviamo testimonianze al mondo, attraverso la rete. Filmati e fotografie devono rendere note a più persone possibili le nostre gesta e le nostre imprese. La prospettiva di Gesù è un’altra e credo che ci faccia bene riascoltare le sue parole: che conta, non è ciò che vede il mondo; in realtà, la nostra vita è sufficiente che accada al cospetto di Dio, e, parafrasando il salmo, potremmo dire: “che bello quando riusciamo a fare ciò che è giusto ai suoi occhi!”. Non chiediamo altro al nostro mercoledì delle ceneri e alla nostra Quaresima, e vivremo meglio questo tempo e il tempo a venire.
Una trasfigurazione sempre possibile
Nel Messaggio di Papa Francesco per la quaresima leggiamo: “Il cammino ascetico quaresimale e, similmente, quello sinodale, hanno entrambi come meta una trasfigurazione, personale ed ecclesiale”. L’immagine è potente ma anche incoraggiante: possiamo trasfigurarci, la nostra figura può andare oltre ciò che siamo, aldilà. Non contano età, condizioni di vita, trascorsi: in Dio e con Dio, la nostra trasfigurazione è sempre possibile. Come individui e come Chiesa.
Mondovì, 22 febbraio 2023, Mercoledì delle ceneri
+ Egidio, vescovo

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