Renato Curcio, storico fondatore delle Brigate Rosse, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Torino in un’inchiesta sulla sparatoria alla cascina Spiotta, nell’Alessandrino, risalente al 1975. All’epoca morirono la moglie di Curcio, Mara Cagol, e un appuntato dei Carabinieri, Giovanni d’Alfonso.
La notizia è stata confermata all’Ansa da ambienti investigativi. Curcio (scarcerato definitivamente nel 1998) è stato interrogato a Roma alla presenza di un avvocato difensore. La sua figura è strettamente collegata anche con le nostre zone: fino a qualche tempo fa ha vissuto a Carrù e a Dogliani vi è la sede sociale della sua casa editrice “Sensibili alle foglie”.
Le indagini, svolte dai Carabinieri del Ros, sono state aperte dopo un esposto di Bruno D’Alfonso, figlio del militare ucciso. Curcio ha risposto a tutte le domande, negando il suo coinvolgimento nell’omicidio di D’Alfonso, e ha anche chiesto agli inquirenti di chiarire le circostanze della morte della moglie. Questo, secondo quanto si è appreso, è stato il suo atteggiamento nel corso dell’interrogatorio che ha sostenuto, nella veste di indagato, davanti a un pm della Procura di Torino e ad alcuni ufficiali di Carabinieri del Ros.
Il caso è stato riaperto per accertare l’identità di un secondo brigatista presente sul luogo, che riuscì a fuggire. Curcio però ha anche fatto riferimento all’esito dei risultati dell’autopsia sulla donna, da cui risulta che sia stata trafitta da un proiettile sotto l’ascella: elemento che dimostrerebbe, secondo Curcio, come in quel momento si fosse già arresa e avesse le mani alzate. Gli inquirenti avrebbero replicato che non trascureranno nessun aspetto della vicenda.