Nascono 834 aziende a conduzione femminile, ne cessano 1.052. Totale: 218 in meno. Questo il dato delle imprese condotte da donne nella Granda. Ne sono nate meno che nel 2021, ne sono cessate di più. Il saldo finale è il dato peggiore del Piemonte: -1,5%, a fronte di un calo dello 0,3% regionale, simile solo a quello della provincia di Verbania. Il dato è meno positivo sia dell’andamento nazionale (+0,6%) che di quello registrato in ambito provinciale dal tessuto imprenditoriale complessivo (-0,6%).
Le imprese femminili iscritte al 31 dicembre 2022 al Registro camerale cuneese sono 14.660 con un’incidenza del 22,4% sull’universo delle imprese complessivamente registrate in provincia di Cuneo e un grado di imprenditorialità esclusivo dell’86,7%, più alto di quello regionale e nazionale (rispettivamente dell’82,8% e dell’80,7%). Più di tre su dieci svolgono la propria attività nel settore dell’agricoltura, otto su dieci sono imprese individuali, l’11,4% è guidato da giovani donne, il 7,7% è amministrato da straniere: questo l’identikit della componente femminile del sistema imprenditoriale cuneese nel 2022. Significativo il commento di Egle Sebaste, presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile: «Mi spiace constatare che le maggiori difficoltà delle imprenditrici siano sempre le stesse da tempo, nonostante si parli di agevolarle. Mancano strutture che facilitino le donne nell’adempimento dei ruoli familiari a loro tradizionalmente attribuiti; c’è ancora molto da fare su questo argomento risaputo quanto trascurato. Senza un numero di asili adeguati, di scuole con orari che si possano conciliare con quelli di lavoro, di aiuti per la cura degli anziani, l’imprenditorialità femminile stenterà a crescere». Le donne, insomma, continuano a dover essere costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia. E molte, che avevano aperto un’attività, finiscono per chiuderla.
Il comparto merceologico più rappresentato è quello dell’agricoltura (31,5%), quasi un’impresa su cinque svolge attività commerciali e più di una su dieci è impegnata nelle altre attività dei servizi, incluse parrucchiere e lavanderie. Quote significative operano, inoltre, nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (9,2%) e nelle attività immobiliari (6,2%). Valutando l’incidenza delle imprese femminili sul totale delle registrate per settore spicca la forte specializzazione femminile nelle altre attività dei servizi (il 65,5% delle aziende del settore è amministrato da donne) e nei servizi di ricettività, con alberghi e ristoranti (34,2%). Esaminando in dettaglio i singoli settori emerge come tutti abbiano subito una contrazione dello stock registrato (agricoltura -4,2%; commercio -2,2%; attività immobiliari –1,1% e attività di servizi di alloggio e ristorazione -0,7%) a esclusione delle altre attività di servizi (+1,7%).
L’analisi per forma giuridica conferma che le imprenditrici prediligono organizzare la propria attività come ditta individuale, opzione scelta nel 75,0% dei casi, a fronte di una frequenza del 61,2% osservata a livello complessivo provinciale. Tale scelta è favorita dalla minor onerosità di avvio di questa forma giuridica anche se un rapido turnover è evidenziato da elevati tassi di natalità (6,2%) e soprattutto mortalità (8,1%). Seguono le società di persone e le società di capitale con incidenze del 14,9% e dell’8,6% (sono rispettivamente il 22,1% e il 14,4% per l’universo delle imprese cuneesi). Chiudono le altre forme giuridiche, tra le quali trovano spazio le cooperative, che riuniscono l’1,5% delle aziende a conduzione femminile.
Guardando i dati regionali: nel corso del 2022 si registra la nascita di 5.885 imprese femminili, a fronte delle 6.169 che hanno, invece, cessato la propria attività (al netto delle cancellazioni d’ufficio). Solo Torino (+0,3%) segna un dato con il segno più. Con un risultato analogo a quello medio regionale troviamo Novara (-0,3%) e Biella (-0,4%). Asti e Alessandria segnano una battuta d’arresto pari al -0,7%. Flessioni più intense riguardano le imprese in rosa con sede nelle province di Vercelli, con una flessione dell’1,2%, e infine Verbania e, come detto, Cuneo, che registrano un tasso di crescita del -1,5%.
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