Nell’edizione della sera di domenica 23 aprile, in vista della festa della Liberazione, il Tgr Piemonte ha dedicato un servizio al ricordo di Aldo Sacchetti, romano d’origine e partigiano, classe 1921, comandante della terza Divisione Alpi in Valle Pesio con le formazioni R del capitano Cosa. Sacchetti, mancato nel 2018 a 97 anni, l’anno precedente era stato intervistato dall’amico e sindaco di Morozzo, Mauro Fissore. Con lui aveva ripercorso gli anni terribili della seconda guerra mondiale, in un video ancora reperibile sul web, ricordando anche le varie fasi che lo avevano portato ad assumere il comando collegiale del “servizio X” (i servizi segreti), con l’avvocato Dino Giacosa.
Nell’occasione, Sacchetti aveva inoltre raccontato un particolare aneddoto legato all’Inno di Mameli: «Su richiesta di Duccio Galimberti ci eravamo riuniti segretamente – aveva spiegato –. Dopo la riunione e la stretta di mano generale, Duccio Galimberti si era alzato in piedi, aveva portato la mano sul petto e aveva iniziato a cantare l’Inno di Mameli che io, lo ammetto, conoscevo solo vagamente. Ci siamo tutti commossi. Abbiamo allora detto a Duccio, che aveva già contatti con Torino, di proporlo al Cln (il Comitato di liberazione nazionale), perché lo facesse diventare l’inno nazionale partigiano. Duccio ne parlò e il Cln acconsentì. Successivamente ci fu poi un contatto con Parri, che quando andò al governo lo promosse a Inno nazionale». «Proprio nel ricordo dell’amico Aldo Sacchetti – ci ha spiegato il sindaco Fissore –, ho scritto una lettera, che consegnerò martedì 25 aprile al Presidente Sergio Mattarella il 25 aprile a Cuneo, spiegando l’episodio che mi aveva raccontato, in merito all’Inno di Mameli, proposto dalla Resistenza».