LA STORIA – Gioca a baseball, ma dovrà smettere: «Sei una ragazza: c’è il softball»

Gioca a baseball. E gioca anche bene. I suoi compagni di squadra lo sanno, e vorrebbero che lei continuasse eccome. Ma Eleonora, 15 anni, non può: fra un anno dovrà smettere e passare a un altro sport, il softball. Simile, ma diverso. Perché, in Italia, «si è deciso da sempre di non disputare Campionati agonistici di baseball femminile», non esistono abbastanza tesserate. Così le ha scritto Andrea Marcon, presidente italiano FIBS, Federazione Italiana Baseball Softball.
C’è una precisazione da fare: la storia di Eleonora, giocatrice nel Baseball Club Fossano, più che una storia di discriminazione è la storia di un muro. Invalicabile. Un muro che divide le categorie di genere nello sport, maschi di qua e femmine di là, per ragioni dovute alla prestanza fisica. Il baseball, come molti altri sport, consente squadre miste fino alla categoria under-15: e, poi, basta. Poi ci si dovrebbe separare di qua e di là dal muro. Solo che, come detto… in Italia il baseball femminile non c’è. «Per le ragazze, c’è il softball», si è sentita ripetere Eleonora diecimila volte. Se non fosse per il fatto che la squadra di softball più vicina a lei, è a La Loggia. Non proprio girato l’angolo. Eleonora è già iscritta anche a questa squadra, gioca. Lei non “vuole aver ragione”: ma vuole segnalare un problema. Fiancheggiata da mamma Cristina e papà Dario, ci spiega: «So benissimo che non riuscirò a cambiare le cose. Ma non lo faccio solo per me, o per una compagna di squadra che si trova nella mia stessa situazione. Lo faccio perché spero che in futuro le cose cambino per tutte le giocatrici».

Ha scritto una lettera, rivolgendosi direttamente alla Federazione: «Ho giocato già molte volte a softball presso la squadra di La Loggia, ma vorrei continuare a praticare uno sport che amo: il baseball. Io non vedo cosa possa esserci di male, per una ragazza, proseguire nel baseball anche oltre ai 15 anni. In questo periodo si sente spesso parlare di uguaglianza dei diritti. Penso che il mio proseguimento potrebbe essere significativo anche in questo ambito, aiutando non solo me, ma anche la mia squadra». Ma le differenze fisiche? «Il baseball non è uno sport di contatto fisico, perciò le differenze a livello muscolare risulterebbero meno evidenti, nonostante siano ovviamente presenti. Inoltre, in tutti gli anni in cui ho giocato, ho creato dei legami con i miei compagni di squadra e non capisco il motivo di interromperli così drasticamente solo a causa del mio sesso. Con loro mi trovo molto bene e mi diverto tantissimo, quindi mi rattristerebbe il fatto di non fare più parte della squadra». I genitori ce lo confermano: «Nessuno dei suoi compagni l’ha mai discriminata per il genere: è “una di loro”». Certo, si può pensare che la situazione a 17-18 anni sarà diversa… ma, per ora, si potrebbe chiedere una deroga almeno fino agli under 18? No, la Federazione è categorica: «Nessuno pensa che il baseball sia un gioco maschile – scrive il presidente –, così come nessuno pensa che il softball sia un gioco femminile. Esistono in seno alla WBSC il baseball maschile ed il baseball femminile così come esistono il softball femminile ed il softball maschile. In Italia si è deciso da sempre di non disputare Campionati agonistici di baseball femminile e di softball maschile (quest’ultimo viene giocato amatorialmente sulla base di Campionati localmente ed autonomamente organizzati) perché il numero di tesserati che abbiamo ci impedisce di poter operare su 4 discipline diverse. Noi siamo convinti che agendo in questo modo stiamo tutelando molto di più le prerogative femminili (e anche maschili), mettendo tutti nelle condizioni di poter praticare uno sport bello e sano senza creare forzature che, purtroppo, risulterebbero più di facciata che altro. E, allo stesso tempo, tutelando tutti gli aspetti psicofisici dei nostri atleti».
E questo nonostante la società per cui gioca sia interamente dalla sua: «Appoggiamo la lettera di Eleonora e la sua posizione – affermano Miranda Scotto e Sabrina Olivero Sandrone, presidente e vicepresidente del Baseball Club Fossano –, così come quella di un’altra compagna di squadra e di chissà quante altre giocatrici in Italia. Siamo certe che si sarebbe potuto cercare una soluzione diversa». Ma oggi no. Eleonora lo sa, e forse lo sapeva fin dall’inizio. «Non lo faccio solo per me – ripete –, ma per chissà quante altre ragazze come me, oggi e domani».

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