Coldiretti: «Il 70% dei lupi nel Nord Italia è sulle montagne piemontesi»

«Serve un Piano nazionale di gestione adeguato alle necessità e alla sostenibilità di tutti i territori. Non bastano gli strumenti di mitigazione proposti, dalle reti elettrificate ai cani da guardiania»

Lupi Piemonte

«È fondamentale che la Regione intervenga affinché il "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" non sia approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni così come aggiornato a luglio, ma venga adeguato alle necessità e improntato alla sostenibilità di tutti i territori, in particolare delle Alpi piemontesi, dove si concentra quasi il 70% dei lupi presenti nel Nord Italia, con il maggior numero di branchi ed individui rilevati in Provincia di Cuneo». Lo hanno chiesto il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada, e il coordinatore della Consulta Montagna di Coldiretti Cuneo, Mario Alifredi, in una lettera inviata al Governatore Alberto Cirio, al vicepresidente Fabio Carosso e all'assessore all'Agricoltura, Marco Protopapa.
Secondo Coldiretti Cuneo il Piano Lupo, nell'ultima versione aggiornata a luglio, risulta nei contenuti non uno strumento di gestione e neppure di conservazione, quanto piuttosto un provvedimento atto a tutelare l'ulteriore espansione della specie nelle regioni alpine. «È sufficiente analizzare – spiega la Coldiretti – quanto previsto nell'azione dedicata alle deroghe al regime di tutela rigorosa prevista dalla normativa, capitolo che risulta ambiguo ed inconsistente. Negli ultimi anni la presenza del lupo è cresciuta esponenzialmente, in modo particolare in Piemonte, e con essa l'incidenza degli atti di predazione ai danni delle mandrie e delle greggi, con una costante tendenza all'aumento, come attestato dall'ISPRA. Secondo il Monitoraggio nazionale pubblicato lo scorso anno nell'ambito del progetto Life WolfAlps EU in sinergia con l'ISPRA, sono circa 600 i lupi sulle Alpi piemontesi, ma il moltiplicarsi degli avvistamenti quotidiani, persino in zone collinari e di pianura, fa ragionevolmente dedurre che gli esemplari da allora siano ulteriormente aumentati».
«L'equilibrio è saltato, così com'è accaduto per i cinghiali. Da specie gravemente minacciata, il lupo non è più in pericolo d'estinzione, anzi è una presenza sempre meno discreta. Questa situazione sta incidendo seriamente sulla zootecnia, in particolare su quella cuneese, con danni per la pastorizia e per gli allevamenti tali da minacciarne seriamente la sopravvivenza con gravi conseguenze ambientali ed economiche. È del tutto evidente come i vari strumenti di mitigazione proposti, dalle reti elettrificate ai cani da guardiania, non siano in grado, anche laddove correttamente applicati, di prevenire efficacemente i conflitti», dichiara il presidente Nada.
«Dalle Istituzioni serve responsabilità nella difesa dei pastori e degli allevatori che, con un aggravio di costi per gestire la difesa delle mandrie e delle greggi dai lupi, continuano a presidiare con coraggio i territori, a mantenere la biodiversità nelle aree pascolive, a conservare conoscenze e tradizioni secolari da cui nascono prodotti che tutto il mondo ci invidia, a garantire la bellezza del paesaggio contro degrado, frane e alluvioni. La difficile situazione che gli imprenditori agricoli vivono in montagna – evidenzia il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – non solo mette a rischio la sopravvivenza della pastorizia, ma compromette la possibilità che nelle nostre vallate alpine permanga un tessuto sociale produttivo, con un danno rilevante per l'intera collettività».

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