Diciamolo: quello che sta accadendo, ha del grottesco. La norma sul blocco del traffico in Piemonte è così impopolare che nessuno vuole prendersi la responsabilità. E tutti si smarcano. Danno la colpa agli altri. Chiedono deroghe, ripensamenti, slittamenti. Invocano l’intervento di Roma, di Bruxelles, di chiunque. Se non fosse per un piccolo dettaglio: è da due anni che si sapeva che sarebbe scattata questa norma. Non ci potevano pensare prima?
Il provvedimento risale al 6 agosto 2021, con la delibera della Giunta regionale n. 26-3694. Che dice, letteralmente, che «il divieto di circolazione, dalle ore 8,30 alle 18,30 nei giorni feriali dal lunedì al venerdì, dal 15 settembre 2023 sarà esteso ai veicoli dotati di motore diesel adibiti al trasporto di persone (categoria M1, M2, M3) e adibiti al trasporto merci (categoria N1, N2, N3) con omologazione uguale a Euro 5». Lo ripetiamo: era da due anni che il provvedimento era stato adottato. Lo sapevano tutti. Soprattutto: lo sapevano i politici.
Il ministro Salvini si è scagliato contro la norma chiamandola «l’ennesima forzatura di Bruxelles sui temi green: per la Lega si tratta di una scelta ideologica e dannosa, che colpirà duramente famiglie e imprese senza significativi benefici per l’ambiente». Il consigliere Paolo Bongioanni, capogruppo FdI, ha tuonato che «è una follia. Basta con leggi assurde e divieti “gretini”. Ancora una volta cercano di farci subire il delirio di un ambientalismo integralista dettato da qualche eurocrate dietro una scrivania a Bruxelles». Il senatore leghista Giorgio Maria Bergesio dice che «la deriva ecologista europea sta compromettendo l’economia italiana e causando gravissime ricadute sui cittadini». Mauro Calderoni, PD, fa notare che «il blocco anticipato dal 15 settembre è talmente pesante per i piemontesi che Cirio e la sua squadra stanno cercando di nasconderne la paternità in ogni modo». Il deputato di Azione, Enrico Costa, rincara la dose e afferma: «I consiglieri regionali di destra sono contro la regola da loro stessi approvata, ma si guardano dal cancellarla con una delibera, per timore di finire indagati come Chiamparino e Appendino. Più “sicuro” un decreto del Governo. In nome dell’autonomia regionale». E il suo Circolo cuneese gli fa eco: «A leggere alcune reazioni, sembra quasi che il provvedimento sia figlio di nessuno. Dov’era, due anni fa, chi oggi si indigna a gran voce e chiede l’intervento del Governo?». Più prudente Cirio, che in una nota ha affermato: «La procedura di infrazione dell’Europa nei confronti dell’Italia che coinvolge anche il Piemonte ci impone misure molto pesanti che siamo costretti ad attuare. Abbiamo messo in campo un piano di azioni per aiutare i cittadini ad affrontare le conseguenze e avviato una interlocuzione con Bruxelles, perché l’attenzione all’ambiente deve poter essere sostenibile anche per famiglie e lavoratori».
Il sindaco di Mondovì, Luca Robaldo: «Ho trovato poco delicato, da parte di alcuni consiglieri ed assessori regionali, lasciare solo Alberto Cirio: non credo sia stato lui a volere queste norme, semplicemente ha dato seguito ad un percorso avviato negli anni scorsi e che ha visto il Consiglio regionale approvare il Piano di Qualità dell’Aria. Documenti che nessuno, fino a qualche ora fa, non solo ha mai fermato ma neppure contestato. A Mondovì faremo una informazione a tutto campo, come nostra abitudine. Mercoledì sera incontreremo le Associazioni categoria, dal 4 settembre saranno attivi un sito ed un call center apposito e a fine settembre invieremo a tutte le famiglie una pubblicazione chiara e completa. Confido ci diano una mano anche le minoranze: io non faccio mai polemica né a destra né a sinistra, mi aspetto la condivisione nell’ottica di aiutare i cittadini».