"Matteo Michelis è stato condotto sul ponte, gli è stato detto di andare, che era libero, poi è stato crivellato di colpi alla schiena e finito da un colpo in testa". Il presidente ANPI Mondovì, Stefano Casarino, rievoca così la cruda fine del Partigiano Matteo Michelis. Calzolaio e sciatore, come da brevetto ottenuto (e che all' epoca veniva rilasciato dopo difficili prove). Fu partigiano dal giugno del 1944 fino al gennaio del 1945 quando fu arrestato e trovò la morte.
La sua fine è ricordata da una croce, sulla strada che conduce alla pieve di San Maurizio e che è stata vandalizzata da ignoti. Il presidente di Ra. Ro. Alessandro Rulfi si è interessato affinché fosse rimessa a nuovo. Si è fatto avanti Roberto Ganzinelli per proporre una lapide nuova, che prendesse il posto della precedente, impossibile da restaurare. "Aveva l'età di mio figlio questo ragazzo" il suo commento. Non ha voluto compenso per il suo lavoro. E parimenti volontario il lavoro di riallestimento nella locazione originaria, fatto da Rulfi con alcuni collaboratori. Così in questa domenica soleggiata di festa patronale si è potuto inaugurare il nuovo manufatto. Oltre a Rulfi e Casarino sono intervenuti il sindaco di Roccaforte Paolo Bongiovanni. Inoltre ha preso la parola anche Romolo Garavagno, presidente della Onlus Cordero di Montezemolo, che da sempre è attivo sui temi della memoria. Non potevano mancare inoltre i familiari del Michelis, che lo hanno ricordato con viva emozione. L' incontro si è concluso con Bella Ciao, intonata in coro da tutti i presenti.