Sacha Chang era stato visitato in Olanda solo un paio di volte da uno specialista, che non aveva ancora avuto modo di raccogliere elementi sufficienti per una diagnosi. È questa la risposta che arriva dal professionista di Amsterdam, contattato dai legali del 21enne ora in carcere per il duplice omicidio di Montaldo . Non esiste dunque una perizia psichiatrica dai Paesi Bassi. L’avvocato difensore Luca Borsarelli, di Mondovì, con il collega olandese nominato dalla famiglia, Robert Malewicz, sono ora in attesa della cartella clinica redatta dal personale medico delle Molinette di Torino.
Chang era infatti stato trasferito qui dal carcere delle Vallette a inizio settembre. Ora le sue condizioni di salute, sia dal punto fisico che psicologico, appaiono in miglioramento. È rientrato in carcere, comunica via telefono con la madre, che fa la spola tra l’Italia e l’Olanda, e – questa è la notizia più recente – ha ricevuto l’autorizzazione a parlare anche con il fratello.
Il gip del Tribunale di Cuneo Daniela Tornesi ha quindi potuto svolgere l’interrogatorio di garanzia, lo scorso venerdì 22 settembre. La strategia difensiva è stata ancora quella di avvalersi della facoltà di non rispondere. Sarà così fino a quando non arriverà una prima documentazione medica che fornisca informazioni circa lo stato di salute mentale di Sacha Chang. E che possa forse aiutare a capire ciò che sta dietro alla tragica uccisione di "Bert" Ter Horst, il medico olandese che in Val Corsaglia aveva trovato la sua seconda casa, e del papà di Sacha, il maestro Chain Fa Chang.