Processo al gioielliere Roggero, il pm chiede 14 anni per gli omicidi dei due rapinatori

Il sostituto procuratore: «Nei video si vede un’esecuzione. Non è legittima difesa»

La richiesta dell'accusa ammonta a 14 anni di carcere. Nessuna concessione alla tesi della difesa di Mario Roggero da parte del pm. Il gioielliere è chiamato a rispondere di due omicidi e un tentato omicidio nella sparatoria avvenuta davanti al suo negozio di Grinzane Cavour, il 28 aprile 2021.  Una pena ridotta, spiega il sostituto procuratore di Asti Davide Greco, dalle attenuanti generiche, dalla sostanziale incensuratezza (c’è però una condanna del 2005, per minacce all’ex fidanzato della figlia, su cui molto si è discusso) e dalla provocazione. Ha agito per rabbia, nei confronti di chi lo aveva appena rapinato e memore di ciò che aveva subito in un’altra rapina sei anni prima, quando era stato anche pestato a sangue. Ma questo, spiega il suo accusatore, non vale a riconoscergli nemmeno un vizio parziale di mente, come vorrebbe la difesa.
In aula i consulenti si sono divisi sul punto: i due della difesa, ma anche il perito nominato dalla Procura, concludevano per un parziale difetto di imputabilità. I due esperti chiamati dal tribunale sostengono invece che si sia trattato solo di «stati emotivi e passionali».
Il magistrato concorda con quest’ultima interpretazione: «La condotta di Roggero ha una sua logica criminale, la vendetta: non è affetto da patologie». Lo dimostrerebbe, in particolare, la minaccia a mano armata ai danni dell’allora fidanzato di una delle figlie e dei suoi genitori, menzionata anche dall’imputato nelle sue dichiarazioni spontanee e raccontata così dal pm.
Dettagliata la replica alla versione fornita oggi dall’imputato, che ha spiegato di essere uscito e di aver sparato contro l’auto dei rapinatori solo perché temeva che avessero portato via sua moglie. A dimostrare l’intenzionalità della vendetta sarebbe la stessa dinamica dei fatti: il terzo dei quattro colpi, in particolare, «che viene sparato a Giuseppe Mazzarino mentre era di spalle e senza refurtiva. Roggero non ne ha mai parlato nelle interviste e anche oggi se n’è dimenticato», ha proseguito il pm Greco. Rilevante per l’accusa il fatto che Roggero continuasse a premere il grilletto della pistola ormai scarica. La drammatica scena dell’inseguimento all’altro bandito colpito a morte, Andrea Spinelli, è ritratta anch’essa dalle telecamere: «Oggi ci dice di avergli chiesto dove fosse la moglie, ma Spinelli era svenuto e lui lo ha preso a calci in faccia. Non è Spinelli ad aggredire Roggero, si rialza solo per difendersi prima di morire».
«È falso che i rapinatori fossero ancora armati quando Roggero ha sparato: Modica (l’autista e unico superstite, ndr) non lo era mai stato, Mazzarino aveva riposto il coltello nel sacco, Spinelli aveva la pistola sul poggiapiedi dell’auto, sotto la custodia dei gioielli». Quanto alla legittima difesa, «la parola difesa stona con un video in cui abbiamo visto un’esecuzione». Mancano i presupposti giuridici, argomenta la Procura: “Non c’era un pericolo per l’incolumità, non era nel suo domicilio, non avrebbe nemmeno potuto detenere la pistola che aveva in negozio”.
Le successive interviste - il pm ne cita in particolare una, alla trasmissione radiofonica La Zanzara - a giudizio del magistrato tratteggiano la figura del 68enne: «Si è arrogato il diritto di violare il diritto alla vita per vendetta e per reinserire la pena di morte nel nostro ordinamento» e anche nelle dichiarazioni spontanee «rivendicando la sua condotta, mostra di non aver per nulla compreso il disvalore di ciò che ha fatto: è ancora convinto di aver fatto bene».

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