Rapina di Grinzane, il gioielliere: «Credevo avessero rapito mia moglie e ho sparato»

Mario Roggero uccise due rapinatori che avevano fatto irruzione nel suo negozio e ne ferì un terzo: «Mi dispiace per loro, siamo anche noi vittime di questa tragedia»

«Siamo anche noi vittime di questa tragedia. Mi dispiace per tutta la grave situazione che stiamo vivendo, per le persone venute a mancare, per l’ansia che si è creata per la nostra famiglia». Il gioielliere Mario Roggero ha reso oltre venti minuti di dichiarazioni spontanee davanti ai giudici della Corte d’Assise di Asti sulla tragica rapina di Grinzane Cavour. Il 28 aprile scorso, nel suo negozio in frazione Gallo, sparò e uccise due rapinatori, ferendone un terzo. Si dice rammaricato soprattutto per il video «tendenzioso e denigratorio» in cui lo si vede uscire, arma in pugno, e fare fuoco con la pistola che aveva preso da sotto il bancone. «Si vede solo la fase finale con la colluttazione con Spinelli: sembra che lo abbia ammazzato in quel momento, non è così». Le drammatiche sequenze mostrano il bandito già ferito a morte, che tenta di fuggire verso via Garibaldi: Roggero sembra urlare qualcosa al ferito che in un estremo barlume di vita riesce a rialzarsi e ingaggia una colluttazione. Poi ricade esanime al centro della strada.

Il dramma era incominciato meno di cinque minuti prima. Dal laboratorio, spiega Roggero, aveva visto entrare «un uomo alto e robusto con un berretto e una mascherina», seguito poco dopo da un secondo con lo stesso berretto e la stessa mascherina: il primo, Andrea Spinelli, estrae una pistola (che si scoprirà poi essere finta) e la punta contro la moglie del gioielliere. Il secondo, Giuseppe Mazzarino, oltrepassa il bancone con un coltello in mano. In quel momento Roggero realizza che è di nuovo una rapina, come quella subita sei anni prima: «Una rapina tragica e sanguinosa dove avevo subito la rottura del naso e di tre costole, oltre a varie lesioni. Un pestaggio inaudito dal quale non mi sono mai ripreso, perlomeno psicologicamente».

In quell’interminabile manciata di minuti il negoziante racconta di aver prima cercato di bloccare la porta del laboratorio: «La porta non ha serrature dall’interno, per cui mi sono appoggiato per cercare di bloccarla: devo assolutamente riuscire a chiamare i Carabinieri, allungo il braccio e tento di fare il 112, ma dall’esterno sentivo già che cercavano di forzare la porta. Ero terrorizzato e impotente». Dopo, continua, i malviventi riescono a entrare e tra lui e Spinelli si ingaggia una prima colluttazione, con i due che finiscono entrambi a terra: «L’altro rapinatore ha recuperato la pistola che era caduta a Spinelli e l’ha puntata urlando “ti ammazzo, ti ammazzo”. In quel momento ho avuto la consapevolezza di morire».

Mario Roggero viene riportato nel retrobottega dove, spiega, riesce a premere il bottone dell’allarme mentre i rapinatori stanno frugando nella cassaforte: «Mi ricordavo di aver messo lì la pistola ma era inutilizzata da sempre, solo quando ho sentito di nuovo urlare mia moglie l’ho presa e sono tornato indietro. Non c’erano più né i rapinatori né mia moglie, temevo l’avessero presa in ostaggio non riuscendo a completare la rapina». A quel punto la scena si sposta fuori dalla gioielleria, dove l’uomo spara quattro colpi in rapida successione contro la macchina su cui i banditi stanno scappando: solo a quel punto, assicura, si era reso conto che sua moglie non era lì. Eppure nei video lo si vede passarle a fianco per uscire: «Le ero passato di fianco con la pistola in mano, senza vederla. Ancora adesso sono rimasto stupito quando ho visto i filmati, non ho quel fotogramma in testa».

Sempre dopo aver esploso tutti i colpi, afferma, si sarebbe accorto della presenza di un terzo rapinatore, Alessandro Modica, l’autista che aspettava i due complici all’esterno. Mentre Mazzarino si accascia, Spinelli, anche lui colpito a morte, tenta di fuggire verso il centro del paese: è qui la sequenza dell’inseguimento, l’ultima. «Gli ho chiesto dove fosse mia moglie» insiste Roggero: «Lui ha risposto che non lo sapeva e si è scagliato contro di me cercando di prendermi la pistola. Non pensavo nemmeno di averlo ferito».

 

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