Murazzano dà il benvenuto al nuovo parroco, padre Marco Pagliccia

Il vescovo mons. Egidio Miragoli: «Padre Marco sarà ufficialmente il parroco, ma padre Andrea Cravero seguirà più da vicino la comunità. Dopo duecento anni, tornano a Murazzano i Padri Filippini»

Nel tardo pomeriggio di sabato 9 dicembre, la comunità di Murazzano ha accolto il nuovo parroco, padre Marco Pagliccia, che nello svolgimento del suo incarico si avvarrà anche della collaborazione del coadiutore padre Andrea Cravero. In occasione della Messa delle ore 18 nella parrocchiale, celebrata dal vescovo mons. Egidio Miragoli, il paese, le Associazioni e il sindaco Luca Viglierchio hanno dato il benvenuto al sacerdote. Il giorno precedente, venerdì 8 dicembre, è invece stata celebrata l'ultima Messa murazzanese del parroco uscente, don Marco Sciolla, salutato e ringraziato dai cittadini e dall'Amministrazione comunale con un momento conviviale.

Breve riflessione del Vescovo Egidio per l’ingresso di padre Marcio Pagliccia
Cari fedeli di Murazzano, quando sono venuto tra voi il 28 ottobre per l’inaugurazione dei lavori di ristrutturazione e di abbellimento curati sia dalla parrocchia che dal Comune, non potevo immaginare che quella festa fosse in un certo senso anche una conclusione della presenza e del lavoro pastorale di don Marco Sciolla, a cui va il mio grazie più sincero. Ma anche questo è segno della precarietà in cui viviamo: di questi tempi i progetti si fanno e si accantonano in breve tempo, purtroppo, e non perché non siano stati sufficientemente pensati.

Eccoci dunque, oggi, all’ingresso di un nuovo parroco, padre Marco dei padri di san Filippo, accompagnato da un suo confratello, padre Andrea. A Padre Marco e a padre Andrea già sono affidate alcune parrocchie delle Langa; oggi se ne aggiunge un’altra. Padre Marco sarà ufficialmente il parroco, ma Padre Andrea sarà colui che seguirà più da vicino la vostra comunità; la conduzione della parrocchia di Murazzano dovrà ovviamente armonizzarsi con quella delle altre parrocchie limitrofe e con gli altri impegni dei sacerdoti. Una prima occasione, quasi un banco di prova, sarà con le prossime festività.

Duecento anni dopo
Con questa nomina si sancisce, in un certo senso, il ritorno a Murazzano dei padri Filippini, la Congregazione che fa riferimento a San Filippo Neri e alla sua spiritualità. Davvero possiamo dire che a volte la storia si ripete!

Infatti i padri di San Filippo furono presenti a Murazzano per ben 177 anni, dal 1646 al 1823, con eccezione del periodo napoleonico. Il loro arrivo in questa cittadina fu dovuto dallo stretto legame venutosi a creare tra i murazzanesi e Giovenale Ancona, filippino e vescovo di Saluzzo, da cui, in quegli anni Murazzano dipendeva. Cercando i murazzanesi una soluzione per una degna gestione materiale e spirituale dell'antico Santuario, proprio il vescovo di Saluzzo propose di fare nascere a Murazzano una Congregazione dell'Oratorio, ovvero una comunità dei padri di San Filippo. La traccia più significative e ancora evidente della loro presenza è data dal convento costruito accanto al Santuario della Madonna di Hal, convento che oggi ospita la Casa di riposo.

Ed eccoci all’oggi: per un caso fortuito, esattamente duecento anni dopo, i padri di san Filippo riallacciano il loro legame con i murazzenesi. Un filo che si riannoda, una storia che riprende. Possano, padre Marco e padre Andrea, garantire a tutti voi una evangelizzazione operosa ed efficace come quella che ha alimentato la fede di ieri in questa comunità.

Il superfluo e l’essenziale della vita del parroco
Per questa circostanza vi propongo un semplice pensiero. Da sempre ai parroci, e ai sacerdoti in genere, spettano tante incombenze, specialmente oggi che va riducendosi il loro numero. Dentro questa varietà di impegni, spesso si finisce per riconoscere particolare valore ad alcuni di essi più che ad altri, ma non sempre sapendo cogliere il cuore e il senso della loro azione.

Ad aiutarci nel discernimento di cosa sia essenziale ci vengono in aiuto le parole del rito che stiamo vivendo. Così augurerò al nuovo parroco: “Il Signore ti conceda di presiedere e servire in comunione con il tuo vescovo questa famiglia parrocchiale, annunciando la parola di Dio, celebrando i Santi Misteri e testimoniando la carità di Cristo”. Come sempre, le soppesate parole della liturgia colgono nel segno. Eccolo, l’essenziale: il parroco non deve essere un manager, un organizzatore, un mediatore culturale, un instancabile ideatore di iniziative.

Presiedere e servire nella carità
Tutto questo potrebbe anche sussistere in lui. Ma il parroco, il sacerdote, ci insegna l’esortazione liturgica, deve riuscire a incarnare due funzioni opposte ed entrambe necessarie: quella di “presiedere” e quella di “servire”, deve essere a capo ponendosi al servizio e si pone al servizio anche essendo a capo. Deve annunciare il Vangelo, la buona notizia dell’amore di Dio per l’uomo e degli uomini fra loro; deve celebrare i Sacramenti e particolarmente l’Eucaristia; e infine deve testimoniare la carità di Cristo, nella semplice, umile e bellissima cura delle anime, nella visita ai malati e alle famiglie, nell’ascolto, nella presenza, nella preghiera per la sua comunità.

Senza queste priorità, un sacerdote è sale che perde il sapore; è maestro senza magistero; è uomo di Dio che non porta Dio con sé e agli altri. Rischia di decadere a mero impiegato o funzionario della Chiesa.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Ciò non significa, naturalmente, che la vita della comunità non debba essere alimentata anche da altre iniziative con semplice finalità aggregativa o addirittura ludica, in senso positivo. La fraternità va alimentata anche con momenti molto “umani”. Ma lo specifico del prete non sta lì: per realizzare questo aspetto bastano l’intraprendenza e la collaborazione di tutti. Se il vescovo manda dei sacerdoti a una comunità, il senso della missione è altro. “Uomo che viene nel nome del Signore”, il suo inviato deve portare il Signore a quanti più è possibile, viverlo e aiutare a viverlo, per tutti coloro che incontra sul suo cammino e che nel Signore sperano o devono imparare a sperare. Buona continuazione del cammino di Avvento e un augurio a voi e ai vostri nuovi sacerdoti.

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