È scattata alle prime ore di martedì, nelle province di Cuneo, Torino, Asti e Rimini, l’operazione del Nucleo Investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Cuneo, coadiuvato da quello dei reparti territorialmente competenti, per dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Asti, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 14 persone. Sono tutti indagati a vario titolo, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.
In un casolare anonimo nella campagna di Alba, a Piana Biglini, era stata individuata una serra con 510 piante di cannabis e 18 chilogrammi di marijuana già impacchettati e pronti per essere venduti. Era gestita con i criteri più aggiornati dal punto di vista agronomico: lampade illuminanti, sistemi d’irrigazione, perfino due operai-guardiani lasciati in pianta stabile.
Quella che i Carabinieri di Cuneo hanno individuato e sequestrato al termine di una complessa indagine, coordinata dalla Procura di Asti, è probabilmente solo una delle serre che il sodalizio criminale italo-albanese deve aver gestito tra Langhe e Roero, con qualche incursione nell’Astigiano. Delle 14 misure cautelari, otto sono gli ordini di custodia in carcere (quattro sono già stati eseguiti, mentre gli altri destinatari devono ancora essere rintracciati), più tre arresti domiciliari, un obbligo di dimora, un divieto di soggiorno in provincia di Cuneo e un obbligo di firma. Ci sono anche altre nove persone indagate, per un totale di 23 soggetti. La perquisizione in casa di uno di loro ha portato al rinvenimento di altri 200 grammi di cocaina e 500 grammi di marijuana.
Gli arresti
Ai domiciliari figurano Massimo Prete (nativo di Mondovì, 50 anni), Shtiefen Hila (nato in Albania nel 1985) e Alberto Carè (nato a Melito Porto Salvo, provincia di Reggio Calabria, nel 1973). Di seguito i nominativi delle persone incarcerate: Alfred Gjohilani (nato in Albania nel1983), Adem Dule (nato in Albania nel 1986), Marco Faccenda (nato a Canale nel 1978), Qani Hodaj (nato in Albania nel 1999).
La marijuana per la cocaina
I destinatari dell’ordine di arresto sono tutti pregiudicati: cinque albanesi e tre italiani. Tra questi ultimi c’è l’individuo che faceva da tramite con il principale canale di approvvigionamento della cocaina, proveniente dalla Calabria.
È stata recuperata una pistola che veniva mostrata ai clienti con debiti ingenti, a mo’ di “sollecito di pagamento”. Il primo raccolto di marijuana in serra, spiega il tenente colonnello Angelo Gerardi, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri, serviva a ripagare le spese. Con i successivi si finanziava l’acquisto della cocaina, venduta a prezzi più elevati. La serra rappresentava quindi una specie di “bancomat”, precisa il colonnello Giuseppe Carubia, comandante provinciale: «Una pianta di cannabis a piena maturazione può assicurare la produzione di una quantità di marijuana compresa tra un chilo e un chilo e mezzo. Equivale a un guadagno stimato in 1.000/1.500 euro per ciascuna pianta».