«È stata lì, davanti agli occhi di tutti, ma dimenticata, ai piedi di un albero, rivolta a faccia in giù per quasi un secolo – racconta il sindaco Luigi Ferrua –. Credevamo fosse una lapide in ricordo dei Caduti della seconda guerra mondiale, ma viste le dimensioni (160 centimetri di lunghezza per 80 di altezza e 15 di spessore, ndr.) e il peso non indifferente, mai nessuno l’aveva voltata». A Rocca Cigliè, la scorsa settimana è stata scoperta, tra lo stupore generale, una grande lastra in marmo, riportante la scritta “18 novembre 1935” a caratteri cubitali. «Ci siamo documentati e abbiamo capito che si tratta di una stele celebrativa, a ricordo dell’assedio economico, posta sulla facciata di ogni municipio in grandezza variabile a seconda dell’importanza del paese, per ordine di Mussolini – spiega Ferrua –. Al di là del triste e buio periodo al quale il ritrovamento ha subito riportato la nostra mente, abbiamo informato subito la Soprintendenza. Ora la lapide, ancora ottimamente conservata, è stata spostata con un muletto nel magazzino comunale». Un documento storico, che testimonia l’invasione dell'Etiopia da parte dell’Italia e le relative sanzioni economiche che ne derivarono da parte della comunità internazionale: divieto di esportazione di prodotti italiani e di importazione di materiale per la costruzione di armi. L’assedio economico durò 8 mesi e quando terminò, Mussolini volle che venne documentata questa, a suo parere, ingiustizia. In data 28 febbraio 1936, giunse a tutti i Comuni del regno una disposizione da parte delle Prefetture che recitava: “Il Gran Consiglio del Fascismo, con sua decisione del 16 novembre, stabilì che sulle case di tutti i Comuni del regno fosse murata una pietra ricordo dell’assedio economico”. Le disposizioni erano precise. Oltre che per l’iscrizione da far incidere sulla lapide, anche per quanto riguarda il tipo di lapide. Infatti Mussolini dispose che le targhe fossero eseguite in marmo bianco di Carrara, dando precise indicazioni anche sul modello. Alle Amministrazioni non restava che deliberare l’acquisto della lapide e provvedere all’ordine. La ditta incaricata per la realizzazione delle targhe era la Società Generale Marmi e Pietre d’Italia di Carrara, sezione lavorati di Viareggio. Inutile dire che, una volta finita l’epoca fascista, molte di queste lapidi vennero distrutte e frantumate. Alcune invece, come nel caso di Rocca Cigliè, vennero soltanto rimosse e poi, via via, dimenticate.
Ritrovata a Rocca Cigliè una stele fascista che ricorda l’invasione d’Etiopia
Il sindaco Ferrua: «È rimasta a faccia in giù sotto un albero per quasi un secolo, pesavamo fosse una lapide della Seconda guerra mondiale»