“Appena un po’di sangue”, la serata Fidas Carrù in teatro

In scena “Gli Instabili” di Trinità. Ospite speciale il presidente dell’Associazione italiana malati di anemia mediterranea Andrea Tetto: «Grazie ai donatori possiamo vivere una vita normale, a 360°»

Foto Compagnia "Gli Instabili"

La Compagnia “Gli Instabili” di Trinità presenterà alle 21.15 di venerdì 2 febbraio, nel Cinema-Teatro “F.lli Vacchetti” di Carrù un atto unico dal titolo: “Appena un po’ di sangue” di Ernesto Zucco. La Fidas di Carrù propone la serata per sensibilizzare e motivare quante più persone possibile a compiere un gesto di grande generosità: il dono del sangue «Nel corso di questi ultimi tempi – spiega la presidente Marisa Ferrua –, la richiesta di emoderivati (plasma, piastrine e globuli rossi) è aumentata sia a livello provinciale che regionale e riuscire a soddisfarla è sempre più difficile. Emanuele Lubatti, nostro giovane volontario Fidas nonché giornalista carrucese, presenterà la serata e interloquirà con il gradito ospite Andrea Tetto, presidente dell’Associazione A.M.A.M.I (Associazione Malati di Anemia Mediterranea Italiana) che testimonierà le problematiche legate a questa patologia le cui cure dipendono esclusivamente dalla disponibilità di sangue che, si sa, ha un’unica fonte: il donatore. Seguirà la rappresentazione teatrale. È davvero con fiducia e speranza che confidiamo in un pubblico numeroso per dare fiducia e speranza a chi, per vivere, necessita della generosità dei donatori. La serata è ad ingresso libero».

«Grazie ai donatori possiamo vivere una vita normale, a 360°»

«L’anemia mediterranea – spiega Andrea Tetto – è una malattia ereditarie del sangue. Semplificando, possiamo dire che il paziente nasce con un difetto particolare: i globuli rossi sono molto piccoli e al loro interno manca o è molto ridotta l’emoglobina. Il nome scientifico è la talassemia, ovvero l’“anemia che viene dal mare” (secondo quanto si credeva un tempo). I sintomi possono manifestarsi già a pochi mesi di distanza dalla nascita. Io ho iniziato il mio percorso con la malattia a 18 mesi e sono del ’72. All’epoca non si comprendeva ancora benissimo la patologia».

Come si cura? «Si iniziano a fare trasfusioni periodiche, che dovrai portare avanti tutta la vita. La terapia standard, per gli adulti, necessita dalle 3 alle 4 unità di sangue al mese. Serve necessariamente l’emoglobina di qualcun altro. Questo è il “filo rosso” che ci lega indissolubilmente con i donatori di sangue. Non mi stancherò mai di dirlo. Donare sangue è un gesto semplice e straordinario. Senza, né io, né tutti quelli nella mia stessa condizione, avrebbero mai potuto condurre una vita normale.

L’Associazione

«Era il 1997, – continua Tetto – l’idea era quella di andare incontro alle esigenze dei pazienti, i quali si ritrovano ad affrontare tutta una serie di questioni mediche e non solo. Si sa, con una voce sola è più facile farsi ascoltare. L’Associazione serve anche a fornire una maggiore consapevolezza della patologia. Negli ultimi tempi la ricerca ha fatto passi enormi, fino ad arrivare alla terapia genetica. Nei prossimi anni sarà possibile “correggere” il gene: questo rappresenta una svolta per i giovani. Ovviamente ciò non significa che guariremo tutti o che tutti i pazienti saranno in grado di accedervi. Le trasfusioni restano fondamentali e “uniche”. Per vivere davvero una vita a 360°».

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