Giovedì scorso, 25 gennaio, è iniziata la quarta avventura africana dell’infermiera volontaria Miriana Barberis. La 29enne maglianese, in un’intervista di qualche settimana fa, ci aveva annunciato il suo progetto: sfruttare la finestra delle sue ferie di gennaio per tornare in Kenya, tra i poveri di Matiri, in un piccolo villaggio riarso dal sole e asfissiato da una siccità sempre più pressante, e mettersi a disposizione, nell’Ospedale di zona. Accolta dalla comunità locale, dai molti bimbi che giocano per strada, e dal dottor Beppe Gaido, padre missionario e medico che si occupa un po’ di tutta la gestione dei reparti, Miriana si è subito messa al lavoro. «Il benvenuto è stato bellissimo, come sempre. Le persone del posto sono gentili, generose, accoglienti – ci spiega Miriana, contattata dalla nostra redazione –. Fa molto caldo, ci sono molti insetti e molte zanzare. L’ambientamento non è così scontato, soprattutto per le condizioni climatiche molto diverse dalle nostre. Purtroppo il personale scarseggia, così come sono pochi anche i farmaci a disposizione: ci si arrangia con quello che c’è. L’acqua manca e quella che c’è è anche poco pulita. Ogni giorno curiamo pazienti con fratture o patologie multiple, che arrivano in Ospedale anche con alcuni giorni di ritardo, a causa delle difficoltà negli spostamenti in zona». Miriana rimarrà in Kenya fino al prossimo 8 febbraio, in uno dei posti del pianeta in cui (ci aveva spiegato in precedenza) più si sente “al suo posto”.
Miriana, infermiera in Kenya: «Mancano acqua e farmaci, ci si arrangia con quel che c’è»
La 29enne volontaria maglianese racconta le condizioni nell’Ospedale di Matiri, dove si trova: «Fa caldissimo. I pazienti arrivano qui con giorni di ritardo»