La “guerra” di alcuni vicini contro una 96enne di Garessio e sua figlia si chiude con due assoluzioni. La signora G.M., classe 1927, era a processo per disturbo della quiete pubblica insieme alla figlia L.C., nata nel 1961. A denunciare entrambe era stata la donna che vive al piano di sotto: nella querela si parlava di urla, televisione ad alto volume, sedie e tavoli spostati di continuo, anche nel cuore della notte. Accuse che la persona offesa, costituitasi come parte civile nel processo, ha poi confermato in aula di fronte al giudice: «La madre, nel palazzo, provocava tutti e mi seguiva quando tornavo dal lavoro, prendendomi a parolacce». Un’altra vicina affermava di non aver sporto denuncia perché non voleva «infierire contro di loro», ma ha parlato di litigi frequenti e disturbi. Ancora più netto il giudizio di un testimone, anche lui residente nel palazzo, che a proposito dei rumori ha confidato: «Tra noi lo abbiamo ribattezzato “il condominio dei pazzi”».
Altri inquilini dello stabile, per contro, hanno negato che vi fossero vere e proprie molestie, o un frastuono tale da impedire il riposo degli altri. Il pubblico ministero aveva chiesto una multa pari a 150 euro per ciascuna, al termine di un’istruttoria durante la quale sono comparsi in aula tutti i condomini. «Tutti i testi dell’accusa avevano motivi di astio verso le imputate», ha affermato il difensore delle due donne, contestando in particolare la deposizione dell’autrice della querela: «Anche l’attuale proprietaria degli alloggi – ha aggiunto – dice che i rumori non le davano fastidio e che nessuno dei condomini si è lamentato». Il giudice Lorenzo Labate ha ritenuto fondati gli argomenti della difesa, assolvendo con formula piena quella che è, probabilmente, una delle imputate più anziane finite a giudizio nelle nostre aule.