Fallito il tentativo di “raffreddamento”, i sindacato hanno annunciato lo sciopero generale in tutte le società del Gruppo Enel. Le tre sigle Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec hanno rilasciato un netto comunicato al seguito dell’incontro avvenuto lo scorso 9 febbraio presso il Ministero del Lavoro contro «la politica del nuovo management che rischia di dare il “colpo di grazia” ad una delle più importanti aziende del Paese. Mai come adesso il malcontento è diffuso tra operai, impiegati e quadri».
Come sarà organizzato la sciopero
«Il 4 marzo si fermeranno tutti i lavoratori del Gruppo Enel in Italia, con la sola esclusione delle Centrali Termoelettriche, per le quali verrà proclamata la fermata con un calendario che spegnerà ogni impianto Enel nel mese di marzo. Dal 24 febbraio al 24 marzo stop agli straordinari programmabili, alle ore viaggio e alle modifiche temporanee di orario di lavoro. Verranno garantiti i livelli di servizio previsti dalla legge e dagli accordi vigenti. Abbiamo inviato all’azienda il “decalogo” di comportamenti cui si atterranno lavoratrici e lavoratori, sia per tutelarli, sia per formalizzare ad Enel che anche questo fa parte della nostra mobilitazione. Il 15 febbraio oltre 600 delegati di Filctem, Flaei e Uiltec in una grande riunione nazionale hanno confermato la ferma volontà di far recedere Enel dai suoi passi».
Le ragioni
Non si rivendicano aumenti economici («seppur legittimi considerando l’aumento dei prezzi al consumo ed i rilevanti ricavi del Gruppo»), ma la richiesta è che l’azienda «si doti delle forze necessarie per concretizzare gli investimenti e gli obiettivi affinché il Paese rispetti gli impegni europei assunti». Il mirino è puntato contro «i tagli e gli efficientamenti che vengono attuati in tutte le Società del Gruppo», in particolare la «modifica dell’orario di lavoro per oltre 6000 operativi della Rete» e le «esternalizzazioni di attività esclusive del lavoro elettrico come le manovre per lavori sulle linee in media tensione». «Scioperiamo – prosegue la nota – per mantenere uno degli accordi più avanzati sullo smart working, per assunzioni e investimenti necessari ad accompagnare la transizione energetica e e attuare il PNRR. È inimmaginabile gestire tutto questo, senza di fatto fare assunzioni in tre anni.
La politica del management, a nostro avviso, mette a rischio le concessioni (distribuzione, idroelettrico, geotermia), rinunciando ad una politica di qualità per i clienti ed indebolendo fatalmente una delle più importanti aziende italiane. Scioperiamo contro l’abbandono da parte di Enel di importanti e storici siti di produzione termoelettrica e contro l’insufficienza di investimenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili». L’iniziativa è destinata ad aver ripercussioni anche a livello locale.