Sono passati due anni dall’inizio della guerra in Ucraina, e anche Ceva all’epoca si adoperò fattivamente per l’accoglienza e per agevolare le pratiche per far giungere in città parenti e amici in fuga dai bombardamenti. A Ceva erano presenti famigliari, persone care e semplici cittadini che si sono presi cura di chi era scappato dai territori del conflitto. Oggi a distanza di due anni, alcuni ucraini tornati nel loro Paese dopo la prima fase dell’emergenza, fanno giungere a Ceva ricordi, ringraziamenti e testimonianze.
Halina, da Sumy: «Il 23 febbraio 2022 è stato l’ultimo giorno della mia vita “passata”. In questi due anni gli ucraini hanno dovuto affrontare varie sfide: attacchi aerei di massa, blackout nell’inverno 2022-2023, carenza di merci all’inizio della guerra, continui allarmi aerei. Nonostante ciò, continuiamo al lavorare, a sostenere i militari, a fare donazioni quotidiane. La vita al confine (a Sumy) è difficile, ma cerchiamo di viverla, perché solo lei ha valore. Ora è estremamente importante sostenere i militari, perché sono eroi che combattono per la loro terra e per le nostre vite».
Oksana: «Due anni di guerra, per gli ucraini sono diventati anni di paura per i loro cari, di sostegno ai nostri soldati e di fede nella vittoria. Nelle prime settimane di guerra, 13 persone si sono riunite nella nostra casa: parenti e vicini. Le persone fuggivano dalle grandi città, sperando di salvarsi la vita. I bambini erano i primi ad alzarsi nel cuore della notte e chiamare tutti al riparo. Gli uomini andavano a presidiare le strade della nostra città e le donne cercavano di sostenere tutti. Nei momenti bui, si possono vedere le persone luminose. Siamo arrivati in Italia quando non c’era più speranza che la guerra finisse in fretta. Siamo stati molto sostenuti dalla gente del posto e dagli ucraini che vivono in Italia da molto tempo. Grazie per ogni sorriso, parola gentile e disponibilità ad aiutare. Auguriamo a tutti pace, gentilezze e buona salute ai propri cari».
Anche Tanya, da Kiev, invia notizie di allarmi aerei, di vita nonostante la guerra, di quotidianità resistente e di fede incrollabile verso i militari che combattono al fronte e alla popolazione che resiste in tutto il territorio.
Larysa piange i suoi due amici cari, Leonid e Oleg, uccisi dal fuoco nemico. Inviavano notizie ed immagini dal fronte. Leonid, ferito, era ritornato a Bakhmut, dove è poi caduto. Oleg aveva un incarico già rischioso, ma voleva fare di più per il proprio Paese, così chiese di essere trasferito in un Reparto di artiglieria che, con cannone e lanciarazzi, si opponeva al nemico. Nemico che ha individuato la postazione e l’ha ridotta al silenzio, per sempre.
Sostegno ai militari, come sta facendo Irina, a Ceva, che raccoglie offerte per acquistare medicinali e generi di prima necessità da inviare al fronte. L’ultimo invio è stato effettuato ai militari di Avdiivka, tragico luogo di battaglia.
A Ceva, negli esercizi commerciali, sono posizionati alcuni contenitori in cui si può lasciare una offerta, non per la guerra, ma per chi la guerra la subisce.
Il pensiero non può non andare al cebano Massimo Orlando, che si mise e disposizione e salvò vite insieme a Nanni Ghirardo. «Ricordo ancora il giorno che ci chiamò e ci disse: “Andiamo a Lviv a caricare gente!!!” – spiega Giorgio Gonella, che all’epoca lavorava all’Ufficio anagrafe del Comune e si occupava delle incombenze burocratiche –. Furono ore di trepidazione, perché la zona era obiettivo di bombardamento. Ore dopo ricevemmo la telefonata: “Tutto bene, siamo rientrati in zona sicura”. Ed un ringraziamento va ai cebani che hanno ospitato ed ospitano ancora oggi cittadini ucraini che cercano futuro. E che dire delle cittadine ucraine che hanno ospitato ed ospitano i loro parenti. Ad Antonella che, con le amiche e conoscenti, è riuscita a caricare tir di materiale utile per la popolazione. Anche la “San Vincenzo” cebana si era mobilitata per fornire sostegno, ed alcune altre realtà cittadine sono intervenute per alleviare un poco il disagio. In tutti i cittadini ucraini vivono un profondo rispetto e un grande ringraziamento per chi a Ceva ha avuto ed ha modo di aiutarli a sopportare la guerra».