Potrebbe esordire a settembre il film "Le città visibili di Italo Calvino", docu-film di Davide Ferrario con alcune scene girate a Mondovì, con l'attrice Violante Placido. A Piazza, nella meraviglia segreta dell'ex teatro Sociale, e a Breo, di fronte alla chiesa di San Pietro. Lo ha lasciato intendere ieri, venerdì 15 marzo, lo stesso regista Ferrario ospite a Mondovì Piazza per l'evento "GLocal" nella splendida cornice storica di Palazzo Fauzone Relais.
Nessuna anticipazione, né immagini o trailer. Il film di Ferrario ruota attorno alla vita di Italo Calvino: le “città visibili” in cui ha vissuto, lavorato o viaggiato, e le “città invisibili” fittizie, quelle immaginate nell’omonimo libro di racconti pubblicato nel 1972. «Mondovì - ha detto Ferrario - è una città ricca di scorci particolari. Il teatro abbandonato, lasciato a sé stesso, era un contesto affascinante». Il docu-film è una produzione firmata Gloria Giorgianni per Anele, in collaborazione con Luce Cinecittà, Rai Cinema e RS Productions, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, e avrà fra i protagonisti Valerio Mastandrea e Violante Placido. Lo scorso agosto la Placido ha recitato le riprese direttamente nel teatro, messo in sicurezza (e con tutte le perizie tecniche del caso), con troupe e regista che hanno sgranato gli occhi davanti alla bellezza di un luogo come quello.
A fare gli onori di casa all'evento, c'era la regista monregalese Alice Filippi, direttrice artistica di Glocal: «Considerato che il tema di questa edizione di Glocal è "Origini" - ha detto -, non potevo pensare a un contesto migliore della mia Mondovì. La mission di Glocal è portare ovunque i film in Piemonte... sperando che possa diventare una sorta di "squadra primavera" del grande Torino Film festival».
Ospite della serata, oltre a Ferrario, anche la sceneggiatrice Anna Pavignano, nota soprattutto per i suoi lavori con l'indimenticabile Massimo Troisi, tra cui l'acclamatissimo "Il Postino".
«Lavorare con Michael Radford fu entusiasmante - ha detto la Pavignano -, un regista attento a ogni minimo dettaglio». Per uno sceneggiatore, è meglio lavorare su un soggetto nuovo o su una trama tratta da un libro? «Non si può trasporre un libro su schermo senza fare comunque delle scelte: dunque, si lavora sempre su un soggetto "proprio". E non è affatto detto che da un buon libro ne possa essere tratto un buon film. Così come, viceversa, si può fare un bel film da un brutto libro».