Il fronte dei sindacati non ci sta. E non presenta la nomina. Ma il malumore, anche se è esteso, non è compatto. E così il meccanismo si inceppa. Dei 20 nomi che faranno parte del Consiglio generale della Fondazione CRC, uno deve essere di area sindacale e di area monregalese. Ma la novità dello Statuto, che prevedeva il sistema delle “terne”, non è stata gradita dalle sigle dei lavoratori. Che hanno deciso di non far pervenire alcun nome. La Fondazione CRC ha dunque dovuto emanare un bando da cui pescare il futuro consigliere - QUI IL BANDO. Al bando possono candidarsi tutti coloro che risiedono in uno dei Comuni del Monregalese, elencati nei documenti allegati che si trovano al link sopra indicato. I soggetti interessati sono invitati a presentare la propria candidatura entro e non oltre la data di venerdì 5 aprile 2024.
Cos’è che ha fatto saltare il tavolo? L’ultima modifica allo Statuto, che risale a fine 2023 e che ha introdotto un significativo cambiamento. In passato, le tre sigle Cgil, Cisl e Uil dovevano proporre un nome che, seguendo la stessa rotazione territoriale che sta alla base di tutta la politica della CRC, doveva alternarsi fra Cuneese, Albese e, quest’anno, Monregalese. Non solo: le tre sigle, in un “gentlemen’s agreement”, avevano deciso da tempo di far ruotare l’area di riferimento della nomina fra i tre sindacati. Con la nuova norma, invece, i sindacati rientrano in quelle categorie che non devono più esprimere un nome: ora devono indicare una terna di nominativi, tra i quali la Fondazione (con verdetto della Commissione interna) pesca il “vincitore” – che qualcuno spesso indica col soprannome di “prescelto”, a indicare un forte peso (presunto?) degli equilibri tra le parti. Una modifica che, nei fatti, rischia di lasciare un margine di azione alla Commissione e, dunque, alla Fondazione stessa.
E questa modifica, che pure era stata approvata all’unanimità dal Consiglio uscente, oggi non va giù ai sindacati. «La nomina di un rappresentante sindacale non è una concessione di questa o di quella parte politica che oggi si disputano la presidenza della Fondazione con modi e azioni ben lontani dallo spirito collaborativo, unitario, di terzietà che dovrebbe guidare la governance della CRC – vanno giù duri i segretari provinciali Piertomaso Bergesio di Cgil e Armando Dagna di Uil –. Sono state cambiate le regole, senza un confronto preventivo con gli Enti designanti e con palese asimmetria di trattamento rispetto a quanto definito per le designazioni espresse da altre associazioni di categoria rappresentative del mondo del lavoro cuneese. La Fondazione CRC è un bene di tutta la comunità cuneese e non può trasformarsi in una preda preziosa di una politica autoreferenziale che restringe gli spazi democratici, che compie scelte funzionali a perpetuare il proprio potere e che tenta di trasformare il territorio cuneese in un cortile di casa in cui si aggirano le solite persone che si riconoscono e si autonominano in importanti Consigli di Enti, Fondazioni e Compagnie. Chiediamo l’emanazione di un bando rivolto alle cittadine e ai cittadini del territorio monregalese tra i quali verrà scelta la persona che siederà nel nuovo Consiglio quale rappresentante del movimento sindacale». Di avviso un po’ diverso la Cisl, il segretario provinciale Enrico Solavagione afferma: «Cisl è stata la prima a criticare aspramente la Fondazione CRC per il modo con il quale ha cambiato la norma statutaria. Riteniamo che sia mancato un passaggio fondamentale, quello di coinvolgere le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Tuttavia ritengo sia stato un grave errore non aver prodotto una terna di nomi dai quali comunque sarebbe uscito un rappresentante di una delle nostre sigle. La Cisl si è adoperata sino all’ultimo giorno utile per trovare un accordo con Cgil e Uil ma purtroppo ciò non è avvenuto. Una scelta legittima la loro, che tuttavia non condividiamo perché si è lasciato totalmente campo libero alla Fondazione. Per quanto ci riguarda agiremo pazientemente e tenacemente affinché nell’immediato futuro si lavori unitariamente ad una nuova norma statutaria che veda i sindacati maggiormente rappresentativi presenti nel Consiglio generale».